Collegio di Garanzia dello Sport - C.O.N.I. –  Sezione Iscrizione/ammissione campionati professionistici : Decisione n. 53 del 26/07/2022

Decisione impugnata: Delibera del Consiglio Federale della F.I.G.C., pubblicata con C.U. n. 6/A in data 8 luglio 2022, con la quale è stato respinto il ricorso della S.S. Città di Campobasso s.r.l. contro il diniego di ammissione al campionato di Lega Pro, stagione 2022/2023, per asserita carenza di alcuni dei criteri legali ed economico-finanziari previsti per lottenimento della Licenza Nazionale, di cui al Titolo I) del C.U. n. 222/A in data 27 aprile 2022, e relativo provvedimento di trasmissione prot. 769/SS 22-23 in data 8 luglio 2022

Impugnazione Istanza: S.S. Città di Campobasso s.r.l. / FIGC

Massima: Rigettato il ricorso della società e per l’effetto confermata la delibera del Consiglio Federale di non ammissione al campionato di Serie C 2022/2023, per la mancanza della Licenza Nazionale 2022/2023..Il thema disputandum si concentra sulla corretta interpretazione delle disposizioni recate dal Sistema delle Licenze Nazionali per la stagione calcistica 2022/2023 (C.U. F.I.G.C. n. 222/A in data 27 aprile 2022) che prevedono, a pena di inammissibilial campionato, il possesso - ad una data prefissata - di taluni requisiti legali ed economico-finanziari. Come noto, «i requisiti per lammissione a competizioni sportive e campionati sono stabiliti dalle Federazioni sportive nellesercizio di un potere ampiamente discrezionale, connesso con le loro funzioni istituzionali di controllo e di vigilanza dello sport» (cfr., inter alia: Consiglio di Stato, n. 6083/2006, Consiglio di Stato, n. 1257/1998 e Cass. civ., Sez. un., 25 febbraio 2000, n. 46, nonché, di recente, Consiglio di Stato, n. 4001/2021). Tale disciplina speciale, che stabilisce precisi requisiti formali, non prevede valutazioni flessibili che consentano di superare il difetto di quei requisiti e non lascia spazio alcuno ad un sindacato di scusabilidi eventuali errori nei quali pure possano essere incorse le società che richiedono l’iscrizione. Stante il carattere concorsuale della procedura, pertanto, l’ammissione indebita di una società, in favore della quale si consenta una deroga in ordine ai tempi o ai contenuti dei requisiti formali o sostanziali previsti dalla disciplina speciale, si risolverebbe in un pregiudizio per le altre società interessate. Sotto il profilo formale non vi è poi alcuna disposizione che contempli il principio della regolarizzazione della documentazione, essendo evidente in materia lesigenza di garantire con assoluta certezza il necessario contemporaneo avvio dei campionati: per questo motivo i termini fissati dalla Federazione per l'espletamento degli adempimenti prescritti per l'iscrizione delle società sportive ai campionati di calcio sono sempre perentori (cfr., in tal senso, Cons. Stato, Sez. V, 30 luglio 2014, n. 4031, ove si è affermato che «lesigenza di rispettare la par condicio nell'ambito di una procedura concorsuale come quella che regola l'ammissione delle società calcistiche ai campionati rende ancora più evidente tale lettura tassativa della disposizione in oggetto, atteso che la partecipazione indebita di una squadra finisce inevitabilmente per penalizzare un'altra società», nonché, sul fronte giurisprudenziale della Giustizia sportiva, Collegio di Garanzia dello Sport, Sezioni Unite, 31 luglio 2018, n. 45, ove si afferma che «la perentorietà del termine si giustifica con riferimento allesigenza che non si determini la compressione dei diritti e degli interessi dei terzi controinteressati, trattandosi di un procedimento di ammissione a competizioni sportive che prevedono un numero chiuso di partecipanti. In altri termini, trattandosi di una procedura di tipo ammissivo, regolata da una lex specialis, i termini perentori non possono essere superati per alcun motivo, essenzialmente perché è necessario garantire sia la par condicio fra gli aspiranti allammissione, sia la puntuale formazione degli organici e la esattezza della data di inizio del relativo Campionato». Tali principi costituiscono ormai ius receptum e sono stati ribaditi anche dalla più recente giurisprudenza sportiva: «in materia di rilascio delle licenze nazionali, per lammissione ai campionati risulta dettata una disciplina particolarmente rigorosa, rivolta a conseguire, ad una data prestabilita (costituente un vero e proprio termine invalicabile), la prova del possesso da parte della società dei requisiti richiesti. E ciò al fine di ottenere - nel rispetto delle anzidette scadenze temporali - che si proceda per tempo allorganizzazione del futuro campionato, compresa la definizione del suo calendario» (Collegio di Garanzia, Sezione sulle controversie in tema di ammissione ed esclusione dalle competizioni professionistiche, decisione n. 57/2021). Tanto premesso, non  possono  non  osservarsi,  anche  in  merito  agli  argomenti  esposti dall'odierna ricorrente, taluni approdi cui è pervenuta tanto la giurisprudenza amministrativa quanto, anzi soprattutto, quella sportiva di questa Sezione. Questa Sezione, con la decisione n. 56/2021, ha già avuto modo di chiarire che «A norma dellart. 2 d.lgs. n. 462/1997, 1. Le somme che, a seguito dei controlli automatici effettuati ai sensi degli articoli 36-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e 54-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1972, n. 633, risultano dovute a titolo d'imposta, ritenute, contributi e premi o di minori crediti già utilizzati, nonchè di interessi e di sanzioni per ritardato o omesso versamento, sono iscritte direttamente nei ruoli a titolo definitivo. L'iscrizione a ruolo non è eseguita, in tutto o in parte, se il contribuente o il sostituto d'imposta provvede a pagare le somme dovute []. Per lart. 3-bis (Rateazione delle somme dovute), 1. Le somme dovute ai sensi dell'articolo 2, comma 2, […] possono essere versate in un numero massimo di otto rate trimestrali di pari importo, ovvero, se superiori a cinquemila euro, in un numero massimo di venti rate trimestrali di pari importo; e tuttavia, 3. In caso di inadempimento nei pagamenti rateali si applicano le disposizioni di cui all'articolo 15-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602. Questultima disposizione prevede: 1. In caso di rateazione ai sensi dell'articolo 3-bis del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 462, il mancato pagamento della prima rata entro il termine di trenta giorni dal ricevimento della comunicazione, ovvero di una delle rate diverse dalla prima entro il termine di pagamento della rata successiva, comporta la decadenza dal beneficio della rateazione e l'iscrizione a ruolo dei residui importi dovuti a titolo di imposta, interessi e sanzioni in misura piena, salvo il caso di lieve inadempimento(comma 3). In definitiva, per le vicende occorse, la Società, indipendentemente dal regime normativo principiato l8 marzo 2020, era decaduta dal beneficio di termini rateali ai sensi dell'articolo 3-bis d.lgs. 18 dicembre 1997, n. 462, e dunque qualificabile verso lErario quale soggetto responsabile di inadempimento non lieve: cosa che, se non vuol dire consolidamento del debito fiscale(concetto oltremodo irrilevante nella fattispecie) certo vale a escludere trattarsi di opzione legittima(sostanziando appunto inadempimento, ad litteram); sicché, anche soltanto in base al principio di auto-responsabilità, il medesimo soggetto (già non adempiente) non può invocare alcuna concausa o sopravvenienza, fossanche - questultima - soggettivamente inimputabile, per assolversi dalle conseguenze del pregresso inadempimento in cui è(ra) in corso […] Conseguenza di tanto è che sia “in regola con il fisco [soltanto] il contribuente cui sia stata accordata la rateizzazione. Del resto, lAgente della riscossione (e non lAgenzia delle Entrate, che è invece unico soggetto contemplato dal Sistema Licenze nazionali”  pure in tema di rateazione, secondo il significativo rilievo della difesa di parte controinteressata) deve pur sempre operare una serie di valutazioni, il cui nucleo irriducibile consiste nel verificare se “il contribuente al momento della richiesta sia in condizione di adempiere alla rateizzazione(Cass., Sez. trib., 9 marzo 2021, n. 6399). Come osservato di recente, “il beneficio non si produce automaticamente ma viene «concesso» con apposito atto dellAgente della riscossione che può, dunque anche denegarlo, ciò che è – del resto – espressamente contemplato dalla disposizione censita; pertanto, la semplice richiesta del contribuente non può integrare alcuna formalizzazione di impegno al pagamento fintanto che non sia intervenuto apposito provvedimento di ammissione al beneficio(TAR Umbria, Sez. I, 31 luglio 2019, n. 455; una convergente affermazione di principio secondo cui “leventuale rateizzazione del debito può produrre effetti per lordinamento sportivo solo a partire dal raggiungimento di un accordo con lamministrazione fiscale” è contenuta altrenella giurisprudenza di questo Collegio: si v. Sez. un., dec. 19 febbraio 2016, n. 9; Id., decisione 3 agosto 2015, n. 31). Si tratta, conclusivamente, di circostanza che vale anche a togliere ogni rilevanza allattiviunilateralmente realizzata in data 28 giugno 2021 dalla Società e al pronostico di “ipotetica concedibil[ità]” del beneficio pure rilasciato». Con la successiva decisione n. 57/2021, è stato inoltre affermato che «i debiti di cui alla menzionata disciplina federale (pur oggetto di una tentata transazione fiscale) restano comunque tali (alla data del 28 giugno 2021), ossia debiti inadempiuti e quindi, come tali, non possono porre capo ad una situazione di regolarità tributaria; dallaltro, il perfezionamento o meno di una transazione fiscale costituisce evento futuro ed incerto rispetto al quale alla data di riferimento (sempre 28 giugno 2021) non vè alcuna certezza, né alcuna ragionevole previsione. Peraltro , questo Collegio ha avuto modo di affermare che Nellordinamento sportivo, la rateizzazione non rileva come una modalità ordinaria e alternativa attraverso la quale la società sportiva possa adempiere il proprio obbligo tributario, ma costituisce un rimedio che consente solo la possibilità di estinguere il debito in più rate con una mitigazione del trattamento sanzionatorio. Infatti, lobbligo di documentazione circa il raggiungimento di accordi per dilazioni o rateazioni con lente impositore e lobbligo di deposito della documentazione attestante il pagamento delle rate scadute, entrambi previsti dallart. 85 delle NOIF della FIGC, rilevano al solo fine di non determinare l’irrogazione di ulteriori sanzioni, da parte dell’ordinamento sportivo, per i debiti fiscali e previdenziali scaduti, quando gli stessi siano stati oggetto di specifici provvedimenti dellamministrazione pubblica che ne consentono il pagamento ritardato e rateizzato. Lavvenuto assolvimento di tali obblighi non determina invece lirrilevanza della mancata tempestività nellassolvimento dei pagamenti fiscali e previdenziali dovuti, in quanto leventuale rateizzazione del debito può produrre effetti per lordinamento sportivo solo a partire dal raggiungimento di un accordo con lamministrazione fiscale” e che La disposizione di cui allart. 85 delle NOIF della FIGC non può essere interpretata nel senso di escludere la sanzionabiliper lomesso versamento delle ritenute fiscali fino a quando il soggetto debitore possa avvalersi, nel rispetto della disciplina statale, della rateizzazione sugli importi dovuti. La disposizione, che nella sua attuale formulazione non ammette deroghe, prevede lobbligo di periodica dimostrazione dellavvenuto pagamento degli oneri fiscali e previdenziali dovuti per legge. La ratio della norma deve essere individuata non soltanto nellesercizio di un controllo sullavvenuto rispetto di norme primarie volte alla tutela degli operatori del settore, ma anche sulla solidità finanziaria delle società e sulla correttezza della loro gestione economica, che sono elementi fondamentali per garantire la regolarità nello svolgimento delle competizioni sportive. Tale impostazione ermeneutica risulta confermata dallart. 10, comma 3, del CGS, che prevede specifiche sanzioni per il caso di accertato mancato pagamento da parte delle sociedelle ritenute IRPEF, nei termini fissati dalle disposizioni federali(Collegio di Garanzia dello Sport, Sezioni unite, decisione 19 febbraio 2016, n. 9)». Con la decisione n. 58/2021, infine, si è statuito: «Con riferimento agli omessi versamenti di quote delle ritenute IRPEF riguardanti gli emolumenti dovuti per le mensilida settembre a dicembre 2020 e per i mesi di gennaio e febbraio 2021, il Carpi sostiene di aver proceduto ad effettuare pagamenti con un piano su base volontaria e secondo le proprie disponibilità finanziarie. In particolare, la ricorrente afferma di non avere potuto stabilire un piano concordato e formalizzato di rateizzazione con lAgenzia dellEntrate e di avere conseguentemente utilizzato il c.d. ravvedimento operoso, mediante il quale il contribuente può effettuare il pagamento tardivo dellimposta. In realtà, lo strumento del ravvedimento operoso è puntualmente disciplinato dallart. 13 del d.lgs. n. 472/1997 e da una serie di circolari dellAgenzia dellEntrate, per quanto riguarda condizioni, contenuti, procedure e termini e si realizza solo se limposta pagata tardivamente è maggiorata di una sanzione ridotta e degli interessi moratori calcolati al tasso legale con maturazione giorno per giorno. Ancora, è inammissibile il ravvedimento operoso parziale, in quanto lnorma pone  comcondizioni di perfezionamento dellfattispecie  tantla regolarizzazione dell'obbligo tributario, quanto il versamento integrale della sanzione, nella prevista misura ridotta, con il pagamento degli interessi legali, salvo il differimento di trenta giorni laddove la liquidazione debba essere eseguita dall'Amministrazione finanziaria (Cassazione civile, Sez. trib., 13 settembre 2018, n. 22330). Nel caso di specie, la ricorrente non ha osservato la precisa disciplina normativa richiesta per poter usufruire dellagevolazione del ravvedimento operoso, né rispettato il procedimento indispensabile per la regolarizzazione delle omissioni. Entro il termine perentorio essa ha unicamente corrisposto due delle rate dovute (ottobre e novembre 2020), secondo un proprio piano di rateazioni autonomamente concepito, senza alcuna previa autorizzazione da parte dellAgenzia dellentrate o accordo con questultima. Come osservato dalla resistente, se si considerasse un soggetto in regola con le imposte sul solo presupposto che ha posto in essere una rateazione spontanea, tutte le società di calcio professionistiche avrebbero potuto non assolvere il pagamento dei tributi e ottenere comunque lammissione al campionato in ragione di una rateazione spontanea e non autorizzata dal relativo ente». Alla luce dell'illustrata giurisprudenza, da ritenersi ormai consolidata, il ricorso non appare meritevole di accoglimento, dovendosi invece ritenere pienamente conforme alle radicate opzioni ermeneutiche di questa Sezione del Collegio di Garanzia dello Sport il provvedimento della F.I.G.C. oggi impugnato.

Collegio di Garanzia dello Sport - C.O.N.I. –  Sezione Iscrizione/ammissione campionati professionistici : Decisione n. 52 del 25/07/2022

Decisione impugnata: Delibera del Consiglio Federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (di seguito, anche FIGC o Federazione) dell’8 luglio 2022, pubblicata, in pari data, con C.U. n. 7/A, che ha respinto il ricorso proposto alla Co.Vi.So.C. dalla sociedi Teramo e non ha concesso alla stessa la Licenza Nazionale 2022/2023, con conseguente non ammissione della società medesima al campionato di Serie C 2022/2023; della relazione Co.Vi.So.C. del 7 luglio 2022, richiamata in delibera, che ne costituisce parte integrante; nonché avverso ogni atto presupposto e precedente, anche se non conosciuto, tra cui la decisione Co.Vi.So.C del 1° luglio 2022, nonché, ove occorra, previo accertamento di illegittimità e annullamento del Sistema delle Licenze Nazionali 2022/2023 Lega Italiana Calcio Professionistico, pubblicato con C.U. n. 222/2022, sulla perentoriedel termine, nonché al titolo I, paragrafo I, ed in particolare le lettere E), F), nella parte in cui non consentono depositi ed integrazioni successivi al termine considerato perentorio del 22 giugno 2022 da parte di Co.Vi.So.C. e del Consiglio Federale FIGC.

Impugnazione Istanza: S.S. Teramo Calcio s.r.l./ FIGC

Massima: Rigettato il ricorso della società e per l’effetto confermata la delibera del Consiglio Federale di non ammissione al campionato di Serie C 2022/2023, per la mancanza della Licenza Nazionale 2022/2023..Il Collegio ritiene di premettere il carattere incontroverso delle circostanze che sono poste a fondamento della delibera impugnata, e così – rispettivamente – che la S.S. Teramo Calcio s.r.l. non ha «provved[uto] a ripianare la suddetta carenza finanziaria, esclusivamente mediante le modalità prescritte dal Titolo I), par. I), lett. D), punto 24), sub a), sub b), sub c), sub d) e sub e) del Comunicato Ufficiale n. 222/A del 27 aprile 2022, fornendo idonea documentazione […] entro il termine perentorio del 22 giugno 2022»; poi, che non è stata acquisita alcuna «relazione emessa dalla sociedi revisione, attestante lavvenuto superamento delle condizioni che avevano determinato limpossibilidi giungere ad una conclusione (disclaimer of conclusion) sulla situazione patrimoniale intermedia al 31 marzo 2022»; e, in ultimo, che «al termine perentorio del 22 giugno 2022, i menzionati debiti erariali non [risultavano] oggetto di un rituale adempimento rateale tale da permettere di affermare la tempestividei pertinenti obblighi di pagamento». E, pertanto, degli effetti della situazione determinatasi che si discute in giudizio, in particolare se l’inadempimento relativo alla carenza finanziaria possa dirsi giustificato, se la esigibile relazione emessa dalla società di revisione ammetta equipollenti – quali nella specie asseritamente acquisiti – e, infine, se la sopravvenienza del beneficio della rateazione del debito tributario riveli pure la regolariex tunc del rapporto d’imposta del contribuente. Prima di svolgere l’analisi degli argomenti spesi dalle parti, occorre premettere che la S.S. Teramo Calcio s.r.l. ha nel corso del giudizio sostanzialmente in-novato la propria difesa di seguito alla decisione del Collegio di garanzia – sez. un., n. 45 del 12 luglio 2022, lasciandone derivare univocamente la pretesa di essere, allo stato, finanche dispensata senzaltro dal rispetto dell’indicatore di liquidità («ogni valutazione sullandamento della sociedebba essere fatta al termine dellesercizio in corso») e, in guisa di motivo a fortiori, anche dagli adempimenti connessi alla situazione patrimoniale e strumentali a rilevarne l’andamento. Nessuna delle ragioni del ricorso è fondata. Non lo è la pretesa di essere assolti dal rispetto dell’indicatore de quo ovvero di andare giustificati per il suo mancato rispetto (ove da considerarsi, invece, ulteriormente attuale); invero, ferma lassenza di ogni effetto diretto della Decisione n. 45/2022 cit., per alienità soggettiva e oggettiva alla controversia qui in atto (alla quale, peraltro, rimane estranea ogni manifestazione di volonimpugnatoria dei pertinenti atti delle Licenze Nazionali, del medesimo tipo – cioè – di cui «la Lega Serie A ha chiesto lannullamento»), gli è che da questultima Decisione non può derivare già in termini logici la obliterazione dell’indicatore, quanto – e piuttosto – la sola sua ri-modulazione temporale, e però la difesa interessata non allega, assai significativamente, alcuna data in relazione alla quale univocamente poter riscontrare l’assenza o venir meno «della carenza finanziaria contestata» alla S.S. Teramo Calcio s.r.l..Soltanto nel corso della discussione orale presso il Collegio la stessa difesa ha affermato che il requisito  patrimoniale  in  questione  avrebbe  dovuto  trovare  verifica  al  termine  dell’esercizio contabile precedente quello in corso, e che lì sarebbe stato invero riscontrato positivamente. Sennonc, di là della circostanza che l’asserzione in tal senso – vale a dire che al termine dell’esercizio contabile scorso per la S.S. Teramo Calcio s.r.l. l’indicatore di liquidiesigibile avrebbe trovato corrispondenza – non vè documentazione né altro conforto indiziario, sta di fatto che l’invocazione delle risultanze di bilancio anteriori allo stesso evento che ha determinato la pretesa causa di forza maggiore (la misura di prevenzione patrimoniale, invero disposta dal Tribunale di Roma il 16 dicembre 2021) contraddice il significato che l’indicatore di liquidità concordemente deve assumere ai fini della prognosi di equilibrio economico-finanziario della società che partecipa al campionato di riferimento, tanto più nella fattispecie in cui in limine della scadenza la Società presentava una situazione di vera e propria «insolvenza», per quanto emerge dal verbale di assemblea dei soci del 6-10 giugno 2022. In altre parole, dato che la risultanza riassunta dall’indicatore si conviene in termini già di sola logica che debba prendere tratti di concretezza e prossimialla situazione che effettivamente si registra al principio della stagione sportiva per la quale la verifica di equilibrio economico - finanziario interessa, stride invocare una risultanza più che inattuale, pressoché irreale se è vero che rimane distanziata da quella presente per un elemento di assoluta discontinuità, quale la sopravvenienza di un evento caratterizzato – al dire della stessa parte interessata – come eccezionalmente novativo della situazione qua ante. Ne deriva, a giudizio del Collegio, che soltanto l’ipotetica allegazione e prova che in una data comunque successiva alla disposizione della misura giudiziaria fosse risultata la piena compliance con lo standard finanziario esigibile avrebbe consentito l’ulteriore coerenza dell’argomento difensivo; diversamente, l’invocazione assolutoria tout court dal criterio conformativo della capacifinanziaria non merita di essere secondata. Del resto, il Collegio nega che l’incontroverso inadempimento della Sociepossa dirsi giustificato da forza maggiore, come pure sembra ulteriormente sostenere la parte ricorrente; e ciò per una ragione non esattamente coincidente con quella spesa dalla opponente FIGC, vale a dire l’irriferibilidell’evento che sostanzierebbe la condizione di inesigibilialla S.S. Teramo Calcio s.r.l., avendo il provvedimento del Tribunale di Roma preso a oggetto le quote di un altro ente, Green Sport Italia s.r.l., che della prima era soltanto un socio, nemmeno unipersonale. Infatti, quasi in via di principio, pare doversi negare che le vicende di un socio possano valere quale causa di giustificazione invocabile dalla Società, e tanto pur volendo prescindere dalla sicura compatibilidella misura giudiziaria in atto con la «possibil[ità]» dell’adempimento che occupa, non soltanto in termini di disciplina normativa, ma addirittura per lo svolgimento concretamente preso dalla vicenda, nella quale non è stato – né mai la difesa ciò allega – il venir meno della misura giudiziaria a costituire il primum movens della (pur) ristabilita possibilità in questione. In sintesi, alla difesa della S.S. Teramo Calcio s.r.l., fermo che questultima non può essere assolta dal rispetto dell’indicatore di liquidità, fa difetto o lallegazione univocamente diretta a sostenere l’intervenuto  rispetto  dell’indicatore  di  liquidità  (ma)  in  (una  qualunque)  data  successiva all’efficacia della misura giudiziaria ovvero che sia stato proprio il venir meno di questultima misura la causa di ristabilimento della possibilidi «ripianare la suddetta carenza finanziaria». Tale deficit finanche di allegazione appare concludente nel senso dell’immeritevolezza del ricorso in parte qua. La difesa della S.S. Teramo Calcio s.r.l., per giunta e quasi per paradosso, attribuisce proprio al c.d. amministratore giudiziario la attestazione «dellpossibile iscrizione al campionato», giungendo a farne un surrogato delle certificazioni del revisore richieste invece dal Sistema delle Licenze. Ora, tale linea difensiva, per un verso, contribuisce a smentire l’altrimenti presunta assolutezza dell’impedimento derivante dalla misura giudiziaria in relazione alla compliance col citato Sistema delle Licenze, e, per altro, azzarda unopinione di equipollenza che, quale che sia lo status dell’amministratore in parola (in nessun caso idoneo a coprirne valutazioni tecniche quali quelle in parola), va in ogni caso smentita per via della congenita terzietà della funzione che il solo revisore svolge (al netto di ogni altra considerazione sulle caratteristiche professionali dell’attividi questo e la responsabilità conseguente che gli è riferibile), terzieche mai potrebbe esser supplita dall’esplicazione di una iniziativa gestoria dell’organo nel quale, al contrario, si immedesima la parte stessa. In sintesi, è privo di pregio ogni assunto difensivo inteso a superare la constatazione oggettivamente inoppugnabile circa la mancanza di una propria e adeguata certificazione di terzi «sulla possibilidella Sociedi proseguire la propria attiviquale entità in funzionamento». Anche per l’esposizione debitoria per IVA la difesa di parte ricorrente non appare decisiva nel senso di sovvertire la giurisprudenza di questo Collegio, che notoriamente (cfr., Decisione n. 56/2021) va nel senso per cui «il beneficio [della rateazione] non si produce automaticamente ma viene concesso” con apposito atto dellAgente della riscossione che p, dunque anche denegarlo»; «pertanto, la semplice richiesta del contribuente non può integrare alcuna formalizzazione di impegno al pagamento fintanto che non sia intervenuto apposito provvedimento di ammissione al beneficio», «circostanza che vale anche a togliere ogni rilevanza allattiviunilateralmente realizzata […] dalla Società e al pronostico di “ipotetica concedibil[ità]”  del beneficio pure rilasciato». In particolare, il Collegio rileva che – in disparte la antergazione del beneficio, se e quando concesso, al tempo della relativa domanda – è altro il punto dirimente, cioè che la concessione del beneficio di per sé non può servire ad attestare la anteriore regolarità della posizione al tempo della domanda, quanto – semmai – al tempo della sua concessione (com’è proprio di una fattispecie autenticamente costitutiva di una nuova situazione giuridica soggettiva, al tempo della cui perfezione soltanto, non mai anteriore dunque al relativo compimento, è duopo verificarne le condizioni di ammissibilità e legittimità).Tanto esclude che – pur in ipotesi accedendo all’effetto retroattivo della poi intervenuta concessione del beneficio, quasi si trattasse di avveramento della condizione apposta allistanza del contribuente, di questa finendo coper fare inaccettabilmente un atto autosufficiente ai fini degli effetti – non prova di per sé che alla data anteriore e discriminante sussistesse la regolarità della posizione del contribuente. In definitiva, non consta per la sola circostanza che il beneficio sia stato poi concesso – il che accadeva in data 5 luglio 2022 – che alla data precedente del 22 giugno (nemmeno coincidente con quella della domanda) la situazione tributaria dell’interessato fosse rispondente al requisito prescritto come valutabile esattamente uno puncto temporis; né è oltremodo rilevante, pertanto, che anche la somministrazione di elementi in senso contrario da parte della FIGC (con la tecnica redazionale già altrove censurata come sandwich, cioè per confusione di atto e documento in un ibrido genere terzo del quale giustamente si duole pure la difesa della S.S. Teramo Calcio s.r.l.) non risulti veramente superata dalla parte ricorrente.

Massima: Il Collegio, infine, ritiene di non dovere esaminare, nemmeno «in subordine», la pretesa della S.S. Teramo Calcio s.r.l. di «accertamento del diritto di concorrere in serie D anche in sovrannumero», e tanto in virdell’evidente difetto di interesse per la mancanza assoluta di allegazione di ogni vanto di parte che possa esser stato respinto o contestazione che al riguardo sia stata mossa da controparte o sia altrimenti insorta e, più in generale, di ogni idoneo procedimento suscettibile di determinare risultanze tali da generare un interesse appropriato all’accertamento coinammissibilmente promosso.

Decisione C.F.A. – Sezioni Unite: Decisione pubblicata sul CU n. 0030/CFA del 26 Settembre 2022 (motivazioni) - www.figc.it

Decisione Impugnata: Decisione del  Tribunale federale territoriale presso il Comitato regionale Toscana pubblicata sul C.U. N. 18 del 5.09.2022

Impugnazione – istanza: Unione Polisportiva Poliziana A.S.D./FIGC

Massima: Confermata la decisione del TFT che ha rigettato il reclamo della società che (avendo vinto i campionati provinciali e locali della categoria Allievi e Giovanissimi)  aveva impugnato il provvedimento del Comitato Regionale con il quale la stessa è stata esclusa dai Campionati Regionali Allievi e Giovanissimi nella stagione sportiva 2022/2023 per la “mancata partecipazione, nella precedente stagione sportiva 2021/2022 a campionati o tornei organizzati dalla F.I.G.C. nelle categorie giovanili Allievi, Giovanissimi, Esordienti e Pulcini” ed in particolare per la “mancata partecipazione alla categoria giovanissimi”…Infatti, seppure la disposizione in esame (C.U. n. 6 Settore Giovanile e Scolastico del 29/07/2021) effettivamente prevede l’ammissione “di diritto” delle squadre vincitrici dei campionati provinciali e locali della categoria Allievi e Giovanissimi, il C.U. n. 22 del 30-09-2021, che contiene i Criteri di Ammissione dei Campionati Regionali Allievi e Giovanissimo 2022/2023, chiarisce che “le preclusioni e le esclusioni hanno priorità rispetto al diritto di ammissione”. Pertanto, anche là dove in teoria fosse possibile riconoscere sulla base di tale disposizione il diritto di ammissione vantato dalla Poliziana nella veste di vincitrice del campionato provinciale Allievi, nondimeno troverebbe applicazione la preclusione della esclusione dai Campionati Regionali in entrambe le categorie a seguito della “mancata partecipazione, nella precedente stagione sportiva (2021/2022) a campionati o tornei organizzati dalla F.I.G.C. nelle categorie giovanili Allievi, Giovanissimi, Esordienti e Pulcini (escluse le Società Professionistiche)”. Nessuna penalizzazione, quindi, subisce il vincitore del campionato provinciale e locale, se non quella di non poter acquisire il diritto di partecipare al Campionato Regionale ove non provi di aver preso parte, nella stagione sportiva precedente, sia al campionato Allievi che al campionato Giovanissimi. E l’assenza di questo requisito, che esclusivamente motiva il provvedimento reclamato, era evidentemente chiara alla Poliziana, che proprio per superare quella preclusione ha posto in essere l’accordo di collaborazione con U.S. Pianese, sul quale fonda la presente doglianza e tutti gli ulteriori motivi di reclamo. Quanto alla richiesta disapplicazione delle norme che contrastano con il principio del “merito sportivo”, il Collegio osserva che - anche a prescindere dal rilievo che il merito sportivo è espressione, quantomeno prevalente, di un criterio relazionale e comparativo tra due diversi soggetti che ne pretendono l’applicazione a proprio favore - comunque quel principio si applichi, in nessun modo può incidere sulla regola che preclude alla Poliziana l’iscrizione al campionato regionale. Senza dubbio il Collegio conviene sulla considerazione secondo cui il principio della valorizzazione del merito sportivo, sancito dalla Carta Olimpica, è compreso tra le regole generali dell’ordinamento sportivo e assurge a rango di fonte sovranazionale a cui far riferimento nell’ambito dell’ordinamento. Sennonché tale principio può assumere la valenza di criterio di interpretazione delle disposizioni ambigue, lacunose o poco chiare (Collegio di garanzia dello sport, sez. I, n. 34/2018). Il che non è, per quanto detto, nel caso di specie, in quanto il C.U. n. 22 del 30-09-2021 prevede espressamente: “ricordiamo che le preclusioni e le esclusioni hanno priorità rispetto al diritto di ammissione”. Onde in claris non fit intepretatio. Non solo ma – adottando, in materia di merito sportivo, la metodologia del Collegio di garanzia (Sez. I, n. 56/2018), e “scavando nelle righe delle regole” al fine di verificare il perseguimento dei valori dello sport – appare evidente l’importante finalità della disposizione in esame che, come chiarito dalla FIGC, è quella di “di incentivare e sviluppare il calcio giovanile e di consentire ai giovani calciatori di poter partecipare a tutti i campionati con la propria società di appartenenza, senza costringere il giovane calciatore a dover individuare un'altra diversa società attraverso la quale partecipare ai Campionati giovanili, con il rischio che lo stesso abbandoni l’attività”.… Orbene, quanto alla validità ed efficacia dell’accordo di collaborazione intervenuto tra la Poliziana e la U.S. Pianese, il Collegio ritiene di dover sostanzialmente richiamare la condivisibile motivazione di rigetto contenuta nella decisione appellata. Il giudice di prime cure, infatti, ha chiarito che, dall’accurata lettura del documento definito “accordo di collaborazione”, emergono due elementi assolutamente univoci e significativi: la valenza ed il significato generico del termine “collaborazione” ed in secondo luogo la denominazione che viene ad assumere la squadra che, a seguito dell’accordo, ha partecipato al campionato Giovanissimi Regionali. Quanto al termine “collaborazione” si ribadisce che lo stesso è estremamente generico e privo di idonea specificazione, non essendo chiaro cosa i sottoscrittori del documento intendessero sussumere nel concetto di collaborazione. Tra le ipotesi astrattamente possibili sussiste quella di una mera collaborazione in tema di uso degli impianti sportivi, ovvero un accordo in merito all’impiego e allo scambio di calciatori, ovvero ancora una collaborazione a livello dirigenziale ed altre possibili ipotesi non espressamente menzionate. Ipotesi che non trovano alcuna conferma nel documento de quo e da ciò la conclusione che la genericità dello scritto non permette di individuare con certezza la tipologia di questa forma di collaborazione. Peraltro, sempre dal documento citato, si evince, con assoluta chiarezza, che il campionato Giovanissimi Regionali per la stagione 2021/2022 sarebbe stato disputato, così come di fatto è avvenuto, dalla U.S. Pianese e non dalla società Poliziana. Da questi dati di fatto incontrovertibili consegue ciò di cui la reclamante rifiuta di prendere atto, vale a dire che la Poliziana non ha mai partecipato al campionato Giovanissimi Regionali 2021/2022 con una propria squadra e che la vincitrice del torneo è la società U.S. Pianese la quale, unica e sola, ha acquisito il diritto di partecipare quale vincitrice del Campionato Regionale Giovanissimi al campionato Allievi Regionali per la stagione 2022/2023. Questa conclusione peraltro è confermata dalla mail del 31/10/21 inviata alla Poliziana dalla F.I.G.C.-S.G.S. nella quale si fa presente che “da un controllo, ad oggi, risultano tesserati 0 calciatori della categoria Giovanissimi (a fronte di un minimo previsto di 18) 0 Calciatori della categoria Piccoli Amici (a fronte di un minimo di 10) 4 calciatori della categoria Primi Calci (a fronte di un minimo previsto di 10)”.  Da quanto sopra, quindi, si deduce chiaramente che la Poliziana non ha tesserato calciatori per la categoria giovanissimi e quindi non può aver partecipato al campionato di riferimento. A ciò si potrebbe obbiettare che la squadra che ha partecipato al campionato Giovanissimi Regionali è di fatto quella che lo ha disputato sotto i colori della Pianese con l’ausilio (collaborazione) della Poliziana ma questo, in effetti, non muta i termini della questione, in quanto formalmente la Poliziana non ha preso parte alla competizione citata con il proprio numero di matricola federale, né sui C.U. appare la sua denominazione sociale e infine, ammesso e non concesso tutto quanto precede, non esiste alcuna prova utile a dimostrare in quali termini e con quali tesserati la Poliziana ha partecipato al Campionato Regionale Giovanissimi…..sulla astratta ammissibilità degli accordi di collaborazione, nei limiti in cui essi rinvengono una specifica disciplina nella codificazione sportiva, la Corte Federale ha già preso una chiara posizione nella decisione CFA-S.U. n. 116/2019-2020 alla quale si fa rinvio, chiarendo, in quel caso, che ferma restando l’astratta ammissibilità degli accordi di collaborazione, quando sussistano restrizioni o divieti  non è consentito alle società dilettantistiche stipulare accordi ovvero creare collegamenti che non siano previamente autorizzati dalla LND e che non siano comunicati alla FIGC. Tutto ciò in quanto la ratio della norma statutaria, che considera eccezionali gli accordi e i collegamenti societari, non è quella di sanzionare a posteriori gli accordi e i collegamenti creati in violazione della norma stessa - quando gli effetti della sua violazione si sono già irreparabilmente materializzati - bensì di evitare che siffatti accordi e collegamenti vengano posti in essere e attuati senza informare gli organi federali chiamati a vigilare sulla corretta applicazione della norma statutaria. Ebbene, il fatto che l’accordo di collaborazione tra la Poliziana e la U.S. Pianese sia stato trasmesso alla FIGC senza ricevere alcun riscontro non implica alcuna autorizzazione ma al più un semplice mero comportamento omissivo - ossia un silenzio non significativo, privo di valore provvedimentale - che non muta la sostanza dell’accordo di collaborazione, sia in termini di affidamento e di buona fede sul suo contenuto sia in termini di errore scusabile là dove esso integri una applicazione scorretta o inconferente delle norme che ne disciplinano contenuto ed effetti.

Decisione T.F.N.- Sezione Disciplinare: Decisione n. 24/TFN - SD del 2 Settembre 2022  (motivazioni)

Impugnazione - Ricorso della società ASD Giorgione Calcio 2000 contro LND, nonché nei confronti di FIGC + altri - Reg. Prot. 36/TFN-SD

Massima: Rigettato il ricorso ex art. 86 CGS la società ASD Giorgione Calcio 2000 che ha impugnato la delibera assunta dal Consiglio Direttivo della Lega Nazionale Dilettanti in data 3 agosto 2022, pubblicata con il C.U. n. 51 del successivo giorno 4, nella parte in cui è stata deliberata la “ammissione al Campionato di Serie D della società CATANIA SSD A RL, in soprannumero ai sensi dell’art. 52, comma 10, NOIF”, nonché ogni altro provvedimento presupposto, annesso, connesso, collegato e conseguente….La fattispecie oggetto di giudizio trova disciplina nel C.U. n. 1 del 1° luglio 2022 della Lega, a tenore del quale (per la parte di interesse) “In caso di vacanza di organico per la stagione sportiva 2022/2023, nel Campionato di serie D verrà mantenuto il numero di Società siccome definito all’esito delle procedure di ammissione al Campionato medesimo. L’eventuale vacanza di organico del Campionato di Serie D sarà completata fino al raggiungimento di un numero massimo ordinario di 162 Società partecipanti al suddetto Campionato. Resta salva l’applicazione dell’art. 52, comma 10, delle NOIF”. La disposizione è chiara nel suo lessico e nella sua articolazione e non consente altra interpretazione che non sia la seguente: a) il numero massimo ordinario per la s.s. 2022/2023 di società ammesse al Campionato di Serie D è pari a 162 società; b) il numero delle società ammesse in esito alla relativa procedura (per titolo sportivo e sussistenza degli altri requisiti) al Campionato medesimo verrà mantenuto; c) l’eventuale carenza di organico deficitario rispetto al numero massimo ordinario di 162 società sarà completata; d) resta comunque salva l’applicazione dell’art. 52, comma 10, NOIF. Questa disposizione va coordinata con quelle contenute nel C.U. n. 62 del 10 giugno 2022 riguardante le domande di ammissione al Campionato di Serie D 2022/2023 – Sezione “Società non aventi diritto”, per tali intendendosi ovviamente quelle prive del relativo titolo sportivo. Oltre a indicare tutta la documentazione necessaria al fine, alla pagina 3, evidenziata nei suo caratteri si legge “L’inosservanza del termine perentorio dell’8 luglio………..comporterà l’esclusione della Società dalla graduatoria delle “Società non aventi titolo” per il completamento dell’organico del Campionato di Serie D 2022/2023”. Si ha, quindi, conferma letterale che la graduatoria delle “Società non aventi titolo” poteva essere utilizzata solo per il completamento dell’organico 2022/2023, come già detto fissato al numero di 162 società. Avendo, al riguardo, la ricorrente presentato la domanda di “ripescaggio” (peraltro accettata con posizionamento al primo posto), era evidentemente a piena conoscenza di dette disposizioni. Senonché, per la s.s. 2022/2023, come anche la ricorrente ha ricordato fin dal ricorso, il numero delle società ammesse è stato pari a 165 società, con mantenimento del relativo numero (cfr. supra, lett. b) e senza possibilità di completare l’organico con il ricorso alla graduatoria delle “Società non aventi titolo” (cfr. supra, lett. c) e C.U. n. 62 del 10 giugno 2022). Chiuso, così, il procedimento di ammissione al Campionato di Serie D “ Resta comunque salva l’applicazione dell’art. 52, comma 10, delle NOIF”. Ciò che è stato fatto, ammettendo in soprannumero, con provvedimento non ordinario del Presidente Federale, d’intesa con il Presidente della LND, la società odierna controinteressata. Questa la piana e inequivoca lettura delle disposizioni applicabili alla fattispecie oggetto del ricorso. Dal che discende che tutte le diverse argomentazioni proposte dalla ricorrente sono assai distanti dal significato e dalle finalità di dette disposizioni, cui attribuiscono una portata che esse non hanno minimamente, stravolgendone l‘articolato, chiaro e inequivoco, come peraltro ben affermato dal Tribunale nella ordinanza assunta in esito alla Camera di Consiglio del 26 agosto 2022.

DECISIONE C.F.A. – SEZIONE I:  DECISIONE N. 080 CFA del 25 Febbraio 2021

Decisione Impugnata:  Decisione emessa dal Tribunale Federale Territoriale presso la L.N.D. C.R. Sicilia, in data 12.01.2021, pubblicata nel C.U. n. 183

Impugnazione – istanza: A.S.D. Sporting Acicatena F.C./Comitato Regionale Sicilia

Massima: E’ inammissibile al TFT il ricorso con il quale viene  impugnato la delibera assunta dal Consiglio Direttivo del Comitato Regionale Sicilia L.N.D. che ha disposto l’esclusione della ricorrente dal Campionato di “Eccellenza” stagione sportiva 2020/2021 per non avere questa perfezionato l’iscrizione nei termini perentori di cui all’art. 28 lett. B) e C) del regolamento della L.N.D. pubblicato sul C.U. n.1 del 2 luglio 2020 per non aver la ricorrente notificato l’atto alle controinteressate Società ASD Jonica e ASD Casteltermini le quali, in caso di accoglimento del ricorso, avrebbero subito un diretto pregiudizio consistente nella esclusione dal campionato, essendo state ripescate a seguito della non ammissione al campionato della ricorrente… Le menzionate squadre ASD Jonica e ASD Casteltermini, essendo state ripescate anche a seguito della non ammissione della ricorrente al campionato, con delibera rimasta inoppugnata, avrebbero inevitabilmente ricevuto un pregiudizio dall’eventuale accoglimento del ricorso e in disparte la natura di provvedimento straordinario di esclusiva competenza del Presidente Federale ai fini dell’ammissione sovrannumeraria: ne consegue che esse devono essere considerate quali controinteressate e, come tali, ai fini dell’ammissibilità del giudizio impugnatorio, avrebbero dovuto essere coinvolte nel giudizio instaurato. La decisione qui gravata si fonda su un ampio richiamo alla decisione del Collegio di Garanzia n.60 del 30.11.2015 in ordine alla procedure di ammissione ai campionati (dalla cui conclusioni non appare opportuno discostarsi) nella quale si è ritenuto che simile procedimento sia equiparabile ad una procedura concorsuale che esclude la possibilità di deroghe individuali e impone un assoluto rispetto del principio della par condicio tra tutte le società aventi diritto, poiché l’ammissione indebita di una società, in favore della quale si consenta una deroga in ordine ai tempi o ai contenuti dei requisiti formali o sostanziali previsti dalla disciplina speciale, si risolverebbe in un pregiudizio per le altre società interessate. Ne consegue (prosegue il Collegio di Garanzia) la necessità che la disciplina dettata dal Comunicato Ufficiale per la iscrizione al campionato venga interpretata ed applicata in modo rigoroso ed uniforme, senza consentire alcuna deroga nell’accertamento della tempestività dei requisiti formali e sostanziali ivi prescritti.

Massima: La società è esclusa dal Campionato di “Eccellenza” stagione sportiva 2020/2021 per non avere questa perfezionato l’iscrizione nei termini perentori di cui all’art. 28 lett. B) e C) del regolamento della L.N.D. pubblicato sul C.U. n.1 del 2 luglio 2020…La reclamante versava la somma dovuta mediante bonifico bancario solo in data 24/08/2020, ben oltre il termine ultimo del 7 agosto 2020. Al di là di quanto sostenuto dal giudice di prime cure (il pagamento mediante assegno bancario non è un pagamento pro soluto bensì, come evidenziato anche dalla difesa del C.R. Sicilia, pro solvendo, in quanto l’assegno bancario viene accettato salvo buon fine e l’estinzione dell’obbligazione avviene solo nel momento in cui la somma in esso riportata è effettivamente pagata dall’istituto di credito) ciò che viene in evidenza è l’arbitraria scelta da parte della reclamante di una forma di pagamento non contemplata dalle disposizioni di riferimento, peraltro neanche impugnate ai fini della eventuale dimostrazione di una pretesa equipollenza di altri metodi ivi non indicati. E ciò sulla scorta della richiamata giurisprudenza del Collegio di garanzia sulla natura inderogabile delle norme del procedimento di iscrizione perché poste a garanzia della par condicio tra tutti i soggetti (squadre) partecipanti. Ne deriva la legittimità della decisione di primo grado, laddove ha ritenuto infondato nel merito il ricorso, non avendo la società ricorrente adempiuto al pagamento dovuto per il perfezionamento dell’iscrizione nei termini e con le modalità espressamente previste.

DECISIONE C.F.A. – SEZIONE I:  DECISIONE N. 025 CFA dell'8 Ottobre 2020

Decisione Impugnata: Decisione del Tribunale Federale territoriale presso il Comitato Regionale Liguria n. 12 del 16 Settembre  2020;

Impugnazione – istanza: A.S.D. A.C. Taggia-S.C. Molassana Boero A.S.D.

Massima: Annullato il Comunicato Ufficiale n. 6 del 7 agosto 2020 del Comitato Regionale Liguria della Lega Nazionale Dilettanti nella parte in cui ha dato atto della ratifica dei "punteggi riguardanti le domande di ammissione al campionato superiore di cui al Comunicato Ufficiale n. 04/08 del 23.07.2020", nonché il Comunicato Ufficiale n. 8 del 3 Settembre  2020 del Comitato Regionale Liguria della Lega Nazionale Dilettanti nella parte in cui ha disposto “l'ammissione al Campionato Regionale di Eccellenza della stagione sportiva 2020/2021 della Società S.C. Molassana Boero A.S.D.”, con la conseguente attribuzione all'ASD Taggia del maggior punteggio di 205.00 nella graduatoria dei ripescaggi, con adozione di ogni provvedimento e/o atto consequenziale da parte degli Organi competenti... non dubita il Collegio che tali documenti, prodotti già in primo grado, erano idonei a dimostrare compiutamente sia l’esistenza dei Tornei federali categoria Piccoli Amici, sia la partecipazione agli stessi tornei della società Taggia. Né può obiettarsi che non sussistono (altri) documenti che provano l’effettiva partecipazione del Taggia ai suddetti tornei, perché questa contestazione, veicolata nella memoria della società Molassana, non scalfisce il pregio della censura appena esaminata, atteso che quel dubbio avrebbe avuto ragion d’essere solo se la documentazione complessivamente presentata dalla società Taggia fosse stata compiutamente esaminata e contestata sotto quel profilo alla stessa società, laddove, come sopra chiarito, essa è stata invece del tutto ignorata dal giudice di prime cure.

Decisione T.F.N.- Sezione Disciplinare: Decisione pubblicata sul C.U. n. 22/FTN del 01 Ottobre 2018

Decisione impugnata: Delibere del Commissario Straordinario della FIGC n. 47, 48 e 49, pubblicate in data 3.8.2018, aventi ad oggetto l’esclusione della Società ricorrente dalla partecipazione al Campionato di Serie B appena avviato

Impugnazione - Istanza: RICORSO EX ART. 43BIS CGS FIGC E ART. 30 CGS CONI CON ISTANZA CAUTELARE URGENTE DELLA SOCIETÀ US AVELLINO 1912 SRL IN PERSONA DEL LEGALE RAPPRESENTANTE P.T. PROF. W.T., AVENTE AD OGGETTO L’IMPUGNATIVA DELLE DELIBERE DEL COMMISSARIO STRAORDINARIO FIGC DI CUI AI COM. UFF NN. 47, 48 e 49 DEL 13.8.2018, DEL COM. UFF. N. 10 DEL 14.8.2018 DELLA LNPB.

Massima: E’ inammissibile per carenza di interesse il ricorso promosso dalla società ex art. 43bis CGSFIGC e 30 CGS-CONI con il quale sono state impugnate la Delibere del Commissario Straordinario della FIGC n. 47, 48 e 49, pubblicate in data 3.8.2018, aventi ad oggetto l’esclusione della Società ricorrente dalla partecipazione al Campionato di Serie B appena avviato… Ed invero, …. la ricorrente è ad oggi priva della situazione soggettiva rilevante per l’impugnazione dei provvedimenti di cui lamenta l’illegittimità, non essendo ammessa a partecipare al Campionato di Serie B 2018/2019 cui tali provvedimenti afferiscono. La sorte di detti atti non è infatti destinata ad esplicare alcun effetto sulla posizione della ricorrente, con la conseguenza che in capo alla stessa non è configurabile alcun interesse ad agire, neppure in termini di mero fatto, per vederne dichiarare o meno l’efficacia. Vale solo la pena di aggiungere come tale invalicabile conclusione non è in alcun modo aggirabile dalla riproposizione, dinanzi a questo Tribunale, dei motivi afferenti la pretesa illegittimità del provvedimento di esclusione dal campionato assunto nei confronti della Società ricorrente, riproposizione da ritenersi anch’essa inammissibile essendo dichiaratamente tali doglianze sottoposte, dopo l’esaurimento dei mezzi domestici, alle decisioni della Giustizia Amministrativa, finora peraltro tutte contrarie alle tesi della Società Avellino. In conclusione, il ricorso va dichiarato inammissibile per carenza di interesse.

Decisione impugnata: Delibera del Commissario Straordinario della FIGC pubblicata sul CU n. 29/FIGC e dell’ammissione del Matera Calcio Srl al Campionato Serie C 2018/2019 previo accertamento dell’inadempimento retributivo della Società Matera calcio Srl e la violazione da parte della Federazione italiana Giuoco Calcio del punti D2 del comunicato ufficiale FIGC n. 28 del 13 aprile 2018, integrato dal Comunicato Ufficiale FIGC n. 50 del 24 maggio 2018 in relazione alle posizioni dei vari ricorrenti

Impugnazione - Istanza: RICORSO EX ART. 30 CGS CONI DEL CALCIATORE B.M. A SEGUITO DI E PER L’ANNULLAMENTO DELLA DELIBERA ASSUNTA DAL COMMISSARIO STRAORDINARIO DELLA FIGC CON COMUNICATO UFFICIALE N. 29 DEL 20.7.2018.

Impugnazione - Istanza: RICORSO EX ART. 30 CGS CONI DEL CALCIATORE S.N. PER L’ANNULLAMENTO DELLA DELIBERA ASSUNTA DAL COMMISSARIO STRAORDINARIO DELLA FIGC CON COMUNICATO UFFICIALE N. 29 DEL 20.7.2018.

Impugnazione - Istanza: RICORSO EX ART. 30 CGS CONI DEL CALCIATORE U.F. PER L’ANNULLAMENTO DELLA DELIBERA ASSUNTA DAL COMMISSARIO STRAORDINARIO DELLA FIGC CON COMUNICATO UFFICIALE N. 29 DEL 20.7.2018.

Impugnazione - Istanza: RICORSO EX ART. 30 CGS CONI DEL CALCIATORE G.G. A SEGUITO DI E PER L’ANNULLAMENTO DELLA DELIBERA ASSUNTA DAL COMMISSARIO STRAORDINARIO DELLA FIGC CON COMUNICATO UFFICIALE N. 29 DEL 20.7.2018.

Impugnazione - Istanza: RICORSO EX ART. 30 CGS CONI DEL CALCIATORE D.A.A.M. A SEGUITO DI E PER L’ANNULLAMENTO DELLA DELIBERA ASSUNTA DAL COMMISSARIO STRAORDINARIO DELLA FIGC CON COMUNICATO UFFICIALE N. 29 DEL 20.7.2018.

Massima: Inammissibili sono i ricorso promossi dalla società ex art. 30 CGS CONI con il quale chiedono l’annullamento della delibera del Commissario Straordinario della FIGC pubblicata sul CU n. 29/FIGC e dell’ammissione del Matera Calcio Srl al Campionato Serie C 2018/2019 previo accertamento dell’inadempimento retributivo della Società Matera calcio Srl e la violazione da parte della Federazione italiana Giuoco Calcio del punti D2 del comunicato ufficiale FIGC n. 28 del 13 aprile 2018, integrato dal Comunicato Ufficiale FIGC n. 50 del 24 maggio 2018 in relazione alle posizioni dei vari ricorrenti…I ricorrenti, infatti, nel lamentare il mancato pagamento dei propri emolumenti chiedono, in primo luogo, che venga accertato l’inadempimento retributivo della Società Matera Calcio e la violazione del punto D2 del comunicato ufficiale FIGC n. 28 del 13 aprile 2018, integrato dal comunicato ufficiale FIGC n. 50 del 24 maggio 2018. Sotto tale profilo si deve, in primo luogo, evidenziare che i provvedimenti in materia di iscrizione al campionato sono impugnabili innanzi al Collegio di Garanzia del CONI entro il termine perentorio di due giorni dalla data della loro conoscenza (art. 1 del Regolamento ex art. 54, comma 3 del CGS Coni), ritenendo, pertanto, questo Collegio, inammissibile, il rimedio ex art. 30 CGS Coni utilizzato dai ricorrenti. Conseguentemente, anche la successiva richiesta di disporre la sospensione e/o l’annullamento del CU n. 29/FIGC con il quale il Matera Calcio è stato ammesso al Campionato di serie C si appalesa inammissibile, sia perché non sussiste tale potere in capo a questo Tribunale, sia perché si ritiene non sussista alcun interesse in capo ai ricorrenti direttamente correlato all’eventuale accoglimento delle richieste formulata. Invero i ricorrenti ritengono che, dalla mancata iscrizione al campionato di Lega Pro, possa derivare un vantaggio per la loro posizione giuridica soggettiva vantata in giudizio; tuttavia, non è dato comprendere quale potrebbe essere tale vantaggio, immediatamente correlato alla tutela del proprio diritto di credito, qualora la Società non fosse ammessa al campionato di Lega Pro Invero anche il possibile ricorso al Fondo di Solidarietà per l’ottenimento di un contributo in luogo della mancata percezione degli emolumenti non sembra poter essere elemento idoneo ad individuare un interesse concreto dei ricorrenti all’accoglimento del ricorso in quanto, al contrario, proprio l’avvenuta iscrizione al campionato per il Matera Calcio rappresenta fonte di garanzia per il pieno riconoscimento del loro credito; né i ricorrenti hanno dato prova di aver avviato idonee concrete azioni  per il soddisfacimento del loro credito a seguito dell’esecutività dei lodi arbitrali. Ne deriva che anche l’ultima richiesta formulata dai ricorrenti si appalesa inammissibile, giacché con la presente si richiede di obbligare il Matera Calcio Srl di pagare le somme dovute in favore dei ricorrenti, obbligo implicitamente contenuto nelle pronunce dei collegi arbitrali favorevoli ai ricorrenti e che esula dallo specifico ambito cognitivo di questo Tribunale e che potrà essere ottemperato mediante gli strumenti giuridici previsti dall’ordinamento ivi compreso, come anche evidenziato dalla difesa del Matera Calcio Srl, la richiesta di procedere all’ escussione, da parte della competente Lega, della fideiussione presentata al momento dell’iscrizione al campionato 2017/2018.

 

Decisione T.F.N.- Sezione Disciplinare: Decisione pubblicata sul C.U. n. 14/FTN del 08 agosto 2018

Decisione impugnata: CU n. 84 del 20 Giugno 2018 del CR Piemonte e Valle d’Aosta, nel quale era stata pubblicata la delibera di esclusione della Società dalla iscrizione al Campionato Allievi Regionali stagione 2017/2018

Impugnazione - Istanza: RICORSO EX ARTT. 30 e 31 CGS CONI DELLA SOCIETÀ ASDG CENTALLO 2006 IN PERSONA DEL LEGALE RAPPRESENTANTE P.T. – SIG. S.P..

Massima: E’ inammissibile il ricorso proposto dalla società ai sensi degli artt. 43 bis CGS FIGC, 30-31 CGS CONI, in applicazione della norma CONI di carattere generale stante il disposto dell’art. 46 CGS FIGC con il quale impugna CU n. 84 del 20 Giugno 2018 del CR Piemonte e Valle d’Aosta, nel quale era stata pubblicata la delibera di esclusione della Società dalla iscrizione al Campionato Allievi Regionali stagione 2017/2018…L’art. 43 bis comma 5 CGS FIGC prevede che il procedimento di che trattasi può essere applicato anche alle delibere adottate dalle componenti federali, ma solo se ciò risulti previsto dai rispettivi statuti e regolamenti. Siffatto presupposto di esperibilità del procedimento non risulta sussistere, in  quanto  lo Statuto Federale, la normativa della LND e in particolare il Regolamento del Settore per l’attività giovanile e scolastica non hanno previsto tale possibilità; sicché il  ricorso  della Società Centallo incontra il limite invalicabile posto dalla normativa ed è di per sé inammissibile. Può pertanto dedursi che, nel caso prospettato dalla Società Centallo, l’unico rimedio possibile per ottenere la riammissione al Campionato è stato già esperito dalla Società con l’istanza rivolta al competente Settore Giovanile e Scolastico (circostanza peraltro dalla Società sottaciuta a questo Tribunale), per cui la proposizione del presente ricorso non può che essere definita del tutto impraticabile. Vi è poi un ulteriore punto di criticità del ricorso. L’art. 31 CGS CONI, a cui occorre fare riferimento per l’espressa previsione del comma 1 art. 43 bis CGS FIGC, prevede che, per essere impugnate, tali delibere devono essere contrarie alla legge, allo Statuto ed ai principi fondamentali del CONI, allo Statuto ed ai Regolamenti delle Federazioni. La fattispecie non appare essersi concretizzata nel caso in esame, in quanto la delibera di esclusione della  ricorrente  dalla  iscrizione  al  Campionato  Regionale  Allievi della stagione sportiva in corso non risulta viziata nel senso voluto dalla norma. L’esclusione della Società è stata infatti motivata dall’effettivo supero del tetto massimo dei 100 punti di penalità nella graduatoria Premio Disciplina stagione sportiva 2017/2018, come peraltro è ammesso dalla stessa ricorrente, a nulla rilevando che siffatto supero sia stato di contenuta  entità.

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