TAS-CAS – Tribunale Arbitrale dello Sport – Corte arbitrale dello Sport (2005-2006) – Versione non ufficiale by dirittocalcistico – CAS arbitrato 2005/A/958 R. c. Unione delle federazioni calcistiche europee (UEFA), Premio del 29 Giugno 2006 Formazione: Prof. Karaquillo Jean-Pierre (Francia), presidente, Jean-Pierre Morand (Svizzera), Mr. Denis Oswald (Svizzera) Calcio Doping (benzoilecgonina) Potenza della cognizione CAS Direttivo Evidence Law livello di scarica minimo di rilevamento richiesto Lotto laboratori di una sanzione.

TAS-CAS - Tribunale Arbitrale dello Sport - Corte arbitrale dello Sport (2005-2006) - Versione non ufficiale by dirittocalcistico - CAS arbitrato 2005/A/958 R. c. Unione delle federazioni calcistiche europee (UEFA), Premio del 29 Giugno 2006 Formazione: Prof. Karaquillo Jean-Pierre (Francia), presidente, Jean-Pierre Morand (Svizzera), Mr. Denis Oswald (Svizzera) Calcio Doping (benzoilecgonina) Potenza della cognizione CAS Direttivo Evidence Law livello di scarica minimo di rilevamento richiesto Lotto laboratori di una sanzione. Il pieno potere di revisione di cui gode l'arbitrato Formazione non significa che non tiene conto del fatto che la controversia riguarda una valutazione fatta da uno specialista organo giudiziario esperto che gode anche di un potere ampio riesame e un certo potere discrezionale. Si dovrebbe quindi essere data alla valutazione da parte di tale organo, ed i criteri che essa si applica un certo valore di riferimento e di un certo peso, a meno che non vi siano specifiche ragioni per discostarsi . 2. Il Codice Disciplinare della FIFA disciplina i poteri nella lotta antidoping Unità esclusi quelli della UEFA, l'associazione autonoma e distinta dalla prima. Questo testo è anche (o violazioni) dalla UEFA degli obiettivi dello Statuto FIFA. Ovviamente, i regolamenti antidoping UEFA applicata in questo caso non violi questi obiettivi, quindi, il Codice Disciplinare FIFA e le regole antidoping non possono effettivamente essere invocato come legge applicabile. 3. La piccola quantità di sostanza vietata trovata nel corpo di un giocatore non costituisce di per sé un motivo di invalidazione dei risultati scientifici. L'unica conclusione scientificamente dimostrato che è possibile trarre è l'assenza di doping effetto sul lettore. Tuttavia, dato il principio di responsabilità oggettiva sancito nelle Norme anti-doping UEFA, l'assenza del doping effetto sul lettore non costituisce una prova di scarico. 4. Non costituiscono tali prove, il risultato negativo di un test capillare eseguita da un laboratorio non accreditato dalla WADA, le norme internazionali di cui quest'ultimo non si applicano e non vi è alcuna prova che sia in grado di rilevare piccolissime quantità di sostanza vietata. Inoltre, i capelli è un campione biologico molto meno rilevante urine; l' Standard internazionale per i laboratori prevede inoltre che i risultati analitici ottenuti dai capelli tale non può essere utilizzato per contraddire i risultati ottenuti dall'analisi dei metodi convalidati. 5. Il livello minimo di laboratori di rilevamento richiesto non è una soglia, ma piuttosto un requisito per rilevare la sostanza prima che questo livello. Tuttavia, ciò non esclude che i laboratori in grado di rilevare sostanze sotto di questi valori. Piuttosto, si riconosce che i laboratori sono più probabilità di altri di rilevare le sostanze a concentrazioni più basse. I risultati stabiliti dai laboratori tali rimangono perfettamente valide. Ciò implica necessariamente che ci possono essere casi in cui un risultato non sarebbe rilevata / segnalato da un laboratorio ma sarebbe determinata da un altro. 6. In conformità alla legge generale, la sanzione prevista dai regolamenti disciplinari UEFA in caso di violazione doping è fissato a seconda delle circostanze del caso e proporzionate alla gravità del reato, il tipo e la quantità di sostanza rilevata e le circostanze personali dell'individuo. L'autorità necessaria a sanzionare un giocatore e gode di una certa discrezionalità e può ridurre o aumentare la sanzione standard fornito. Oltre alla bassa concentrazione di sostanza proibita, il fatto che quest'ultima non poteva avere alcuna influenza sulle prestazioni del giocatore durante la partita, la giovane età della persona e l'assenza di antecedente, non partecipazione un giovane giocatore ad un importante concorso perché la maggior parte della sua sospensione per doping da parte dei tribunali inferiori può essere preso come una circostanza attenuante ulteriore alla luce di dati sufficientemente Colpisce il fatto che tale punizione è a scopo di repressione ed educazione la pena è stata raggiunta. 3 maggio 2005, in occasione della riunione del campionato europeo nel 2005 meno di diciassette Croazia - Olanda, due giocatori di ogni squadra sono stati selezionati casualmente per il controllo antidoping. Secondo il rapporto di ispezione redatto lo stesso giorno dal I'UEFA controller, R., calciatore professionista olandese nato 9 marzo 1988, ha fornito un campione di urina che il controller versata in due bottiglie con i codici "A 127910" e "B 127 910". Entrambe le bottiglie sono state sigillate per il trasporto. L'intera procedura è svolta in presenza del funzionario accompagna il lettore. Il giocatore, che ha accompagnato il funzionario e il DCO hanno firmato la lista di controllo, senza menzione di osservazioni specifiche. 25 Maggio 2005, il Laboratorio nazionale per doping rilevazione di Chatenay-Malabry, Francia (LNDD), accreditato dal CIO, ha informato I'UEFA che il controllo antidoping è risultato positivo in senso che l'analisi eseguita sul campione A 127.910 rivelato la presenza di benzoilecgonina (metabolita della cocaina). Questo risultato era già stata confermata da un campione di seconda revisione. R. chiesto a un contro-analisi del campione B. Il 16 giugno 2005, la LNDD confermato la presenza di benzoilecgonina seguendo l'analisi del campione B 127 910. Con decisione del 7 luglio 2005, il Controllo e Disciplina UEFA ha sospeso il lettore R. fino al 17 agosto 2006 e la FIFA ha chiesto che la misura sia estesa a tutto il mondo. Secondo una nuova relazione del 31 luglio 2005 il dottor Jacques Liénard, medico responsabile del controllo antidoping I'UEFA nel gioco 3 maggio 2005, tutti e quattro i giocatori tratte è stato accompagnato al doping locale, fin dalla sua uscita campo, con un "chaperone". I quattro giocatori hanno chiesto che l'urina essere pagato dal campionatore medico in entrambi i flaconi A e B. I medici di entrambe le squadre hanno partecipato alle procedure di campionamento. Prima della firma del verbale, gli è stato chiesto se i giocatori avessero alcun commento da fare, quello che hanno detto di no. Infine, nel modulo della dichiarazione dei giocatori olandesi, rispettando la cattura o la somministrazione di qualsiasi farmaco, si dice "none". 1 Agosto 2005, il LNDD trasmesso copia del verbale della catena di custodia dei campioni A e B di R. (127.910) e il giocatore croato V. (128.323), che ha presentato un risultato simile al chiamante. Questi protocolli per la ricezione e l'analisi dei campioni non mostrano la gestione degli errori o di esame. Il chiamante che ha riportato nel corso del procedimento dinanzi al Appello di analisi dei peli sul corpo I'UEFA uno, realizzati dal dottor Pascal Kintz (Lab Chem Tox) ei cui risultati sono stati negativi, il dottor Yves Jacomet , patologo ospedaliero, farmacologo-tossicologo, esperto presso la Corte d'Appello di Aix-en-Provence, è stato invitato a presentare una perizia su questo tema, ciò che ha fatto in 16 agosto nel 2005. Il Laboratorio svizzero di analisi antidoping ha presentato la sua 19 agosto, 2005. Egli ha esaminato i risultati e la documentazione fornite dal LNDD ed i risultati dell'esame effettuato su capillare R. dal Chem laboratorio Tox. A parere dell'esperto, Martial Saugy, test dei capelli effettuato a posteriori dal Chem Tox laboratorio non hanno alcun valore per ragioni formali (mancanza di garanzie di riservatezza e l'origine dei capelli raccolti, non laboratorio accreditato ) e lo sfondo. Infatti, è riconosciuta a livello internazionale per l'analisi di tracce di metaboliti di cocaina, l'urina è il campione più rilevante biologico. Con questi risultati, e documenti che non sembra niente di sbagliato con la catena di custodia dei campioni, e notando che il giocatore non aveva fornito i cons prova della sua mancanza di colpa, il Corpo d'Appello ritenuto che le condizioni del reato doping erano presenti, ma ridotto a otto mesi la durata della sospensione di R. giocatore, per tener conto delle circostanze attenuanti individuate dalla Disciplinare e di Controllo UEFA (giovane età e la storia senza macchia del giocatore, il cui consumo di cocaina non ha influenzato la sua performance durante la riunione). 9 settembre 2005, R. ricevuto la decisione del Corpo di Appello di fax UEFA. 15 Settembre 2005, ha presentato un ricorso contro questa decisione. L'udienza si è svolta a Losanna il 14 marzo 2006. Dopo l'udienza, e con l'espresso consenso delle parti, la formazione ha inviato una lettera all'Agenzia Mondiale Anti-Doping (WADA) di esprimersi sulla possibilità di contaminazione passiva in cocaina, come la fissazione di un limite minimo di rilevazione per i laboratori di analisi. Con lettera datata 20 aprile 2006, l'AMA ha detto la sua commissione e gli esperti di laboratorio interrogato a questo proposito volevo sapere le esatte circostanze della contaminazione così come presentato dall'atleta. Risposta entro il 2 maggio 2006, Formazione detto che le sue domande come segue: "(...) Più esattamente, è concepibile che una persona può derivare da un semplice contatto con la pelle (come il tatto o Ticket mani di persone che hanno avuto contatti con la cocaina) essere dichiarato positivo alla cocaina? Inoltre, se tale contaminazione era possibile, una soglia sia sufficiente per escludere i falsi positivi "e se questo è il caso, questa soglia sarebbe coperto nel caso di specie il CAS?». Con lettera del 16 maggio 2006, la WADA ha inviato la sua risposta alla formazione: "In risposta alla Sua lettera del 14 marzo 2006 sulle possibilità di contaminazione da urine benzoilecgonina (metabolita della cocaina) in seguito a contatto con la pelle, e dopo un'ampia consultazione con gli esperti, vogliamo chiarire i seguenti punti: - Non vi è alcuna discussione finora nei comitati scientifici della AMA di stabilire una soglia per il metabolita primario di cocaina (benzoilecgonina), il principio corrente di un minimo di * le prestazioni di laboratorio per la benzoilecgonina, come attualmente stabilito disciplinato dalla WADA, sarà mantenuta, (*: richiesta minima concentrazione rilevabile per una sostanza o classe di sostanze in un laboratorio antidoping accreditato WADA). - Non c'è nessun caso alla nostra conoscenza dimostrata e riportati in letteratura della presenza urinaria di cocaina o dei suoi metaboliti a seguito di un contatto accidentale con la pelle. - La letteratura e gli esperti consultati indicano che per ottenere un limite misurabile di benzoilecgonina nelle urine, significativa esposizione alla cocaina deve accadere. Più specificamente, per una contaminazione transcutanea, è necessario che mg diversi (4 mg) di cocaina vengono preparati e attivamente applicato alla pelle (massaggio o pressione) per ottenere concentrazioni urinarie massimo di 15 o 55 ng / mL di benzoilecgonina a seconda della qualità e la natura chimica della cocaina applicato. Per confronto, studi sulla presenza di cocaina in banconote negli Stati Uniti rivelano una quantità massima tenuta in banconote nell'ordine di 0,25 mg. Anche sapendo che si stima gli Stati Uniti circa il 97% delle banconote contengono tracce di cocaina a diverse concentrazioni, se la contaminazione era possibile e transcutanea comune, un sacco di gente sarebbe risultato positivo per il benzoilecgonina, sia come parte della medicina del lavoro è parte del controllo antidoping. In conclusione, sebbene la concentrazione urinaria di 10 ng / mL in urine dell'atleta è una quantità molto piccola, è altamente improbabile che questa contaminazione può venire dal contatto con la pelle come le quantità necessarie per l'esposizione sarebbe significativo, e se questa ipotesi dovrebbe essere mantenuto, tale contaminazione potrebbe passare inosservato perché le condizioni particolari descritti in letteratura per ottenere una simile concentrazione misurabile urine. L'ipotesi di contaminazione da semplice contatto accidentale con la pelle per la concentrazione urinaria di benzoilecgonina di 10 ng / mL non appare credibile. " DESTRA Sulla ricevibilità del ricorso 1. Ai sensi dell'art R49 del Codice di Arbitrato per lo Sport (il "Codice"), il tempo per il ricorso è di ventuno giorni dal ricevimento della decisione impugnata, in assenza di scadenza fissata dagli statuti e le leggi del corpo federazione, associazione o sport interessato o da un accordo precedente. 2. In questo caso, il termine di ricorso è disciplinato dall'articolo 62 dello Statuto UEFA istituiscono entro dieci giorni dalla notifica della decisione impugnata, espressamente indicati nel dispositivo ritardo di quest'ultimo (c. 3 ). 3. Il ricorso della R., depositato il 15 settembre 2005, è stato interjetée tempestiva, sei giorni dopo la ricezione da parte del ricorrente della decisione impugnata, che è stata notificata a mezzo fax del 9 settembre 2005 . La chiamata è ammesso anche per quanto riguarda la forma. Competenza del CAS 4. La competenza del CAS in questo arbitrato deriva dall'articolo 61 dello statuto UEFA. È stato inoltre confermato dalle parti che hanno firmato l'ordine procedurale del 7 marzo 2006. Potere di controllo 5. Il potere di revisione della formazione nell'ambito di un procedimento arbitrale, questa invocazione è disciplinato dalle disposizioni degli articoli R47 e segg. In particolare, l'art R57 del Codice CAS fornisce una completa discrezione di fatto e di diritto sotto l'istruzione del caso. 6. L'ammissione di un potere di revisione che non è limitato è supportata anche dalla documentazione prodotta, che la formazione completa è autorizzato a disporre, ai sensi del paragrafo 2 dell'articolo R44.3: "La formazione può essere in qualsiasi momento se lo ritiene utile per integrare le presentazioni delle parti, richiedano la presentazione di ulteriori documenti, ordinare l'audizione di testimoni, commit e sentire da esperti o fare qualsiasi altra azione investigativa (...) ". Ciò dimostra l'esistenza di un full-power esame ai fatti. 7. La formazione, come a sottolineare che il potere pieno di riesame non significa che non terrà conto che la sfida ha portato sulla sua valutazione effettuata da un specializzato ed esperto in questo caso il Forum delle appello UEFA, che gode anche di un ampio potere di riesame e di una certa discrezionalità. 8. Come parte della propria valutazione, la formazione e il dovere stimato per dare la valutazione da parte di tale organo, ed i criteri che essa si applica un certo valore di riferimento e di un certo peso, che lei pensa di essere opportuno prendere in considerazione, a meno che non vi siano specifiche ragioni per partire. Legge e le regole 9. Art R58 del Codice prevede che "la Commissione decide in base alle norme e alle regole di legge scelta dalle parti o, se non la scelta in base alla legge del paese in cui l'organizzazione federazione, associazione o altri sport che ha rilasciato la decisione impugnata è domiciliato o secondo le norme di diritto che considera la formazione l'applicazione appropriata. " 10. La questione della legge applicabile è di grande importanza in questo caso, poiché il ricorrente contesta l'applicazione della legge federale implementato da UEFA. Più precisamente, egli critica l'applicazione da parte UEFA disciplinati in modo diverso - il suo - quello fornito dalla FIFA e dalla WADA e richiede ancora più specificamente l'applicazione del Codice Disciplinare della FIFA e dei regolamenti Il controllo anti-doping per FIFA FIFA e Fuori Concorso. 11. Appunti dei corsi che, ai sensi dell'articolo 2 del Codice Disciplinare della FIFA ", questo codice si applica a tutte le partite e competizioni organizzate dalla FIFA e al di fuori di questa ipotesi di violazione di una partita ufficiale o di una grave violazione degli obiettivi statutari della FIFA, tra cui la contraffazione e doping corruzione ". Così questo codice disciplina i poteri dell'unità Doping lotta esclusi quelli della UEFA, e separato un'associazione autonoma di FIFA. Più in generale, questo lavoro si propone, come il (o) da violazioni UEFA degli obiettivi degli statuti FIFA. Il che, in questo caso è, ovviamente, per il caso di anti-doping di UEFA. 12. In sintesi, le regole anti-doping della FIFA non possono essere efficacemente valere dalla ricorrente. 13. Le norme applicabili a questo premio è pertanto quella prevista dalla UEFA e dalla legge nazionale è il diritto svizzero, la UEFA ha la sua sede in questo paese. In fondo A. Doping violazione 14. Secondo la ricorrente, la UEFA non ha provato la soddisfazione di un anti-doping violazione delle regole, data la piccola quantità di benzoilecgonina rilevati, che sarebbe situato "ai limiti della scientificamente verificabile", e dato il fatto che un giocatore della squadra avversaria è stato testato con una percentuale identica di questa sostanza nelle urine. 15. Ai sensi dell'articolo 40,1 della UEFA regolamenti antidoping (edizione 2004), si deve stabilire la realtà del doping violazione. Quando la presenza nei liquidi corporei o nel corpo del giocatore di una sostanza proibita dai regolamenti antidoping è evidenziato dai risultati di un laboratorio accreditato WADA, a seguito di un giusto processo di controllo antidoping (art. . 40,2 dei regolamenti antidoping UEFA), ne consegue la presunzione di un atto di doping. Spetta poi al giocatore o le parti interessate a provare il contrario (sezione 17,02 dei regolamenti antidoping e 12 s. 2 del Regolamento Disciplinare UEFA). 16. Tali disposizioni stabiliscono il principio di responsabilità denominato "oggettivo" (o "responsabilità oggettiva") che la semplice presenza di una sostanza vietata nei campioni del corpo di un atleta è sufficiente a costituire una violazione doping. Questo principio affermato da diversi titoli nazionali e federazioni sportive internazionali e del Codice WADA è parte della Corte di CAS molte persone con fermezza e regolare (cfr. ad esempio CAS 2002/A/432; 2003/A/484 CAS; CAS 2005/A/690; 2005/A/830 CAS, CAS 2005/A/922, 923, 926). 17. In questo caso, entrambi i giocatori R. e V. sottoscritto il modulo di controllo antidoping senza alcuna osservazione. La relazione complementare preparato 31 Luglio 2005 dal Dr. J. Particolare Lienard attesta la presenza di "accompagnatori" che supporta i giocatori prelevati per il controllo a destra, fuori della terra, la fornitura di locali idonei, la collaborazione dei giocatori e dei loro ospiti, la presenza permanente Delegato del gioco, il rispetto della procedura di trasferimento delle urine in bottiglie di A e B di ogni giocatore e il fatto che essi hanno specificatamente detto "no" alla domanda "cosa avete osservazioni da esprimere" sul corso del controllo. La decisione impugnata indica anche che il giocatore R. ha confermato "di non avere commenti o osservazioni da fare circa la sua condotta." 18. Questi fattori consentono di ritenere che la procedura di doping, come previsto in articoli da 7 a 15 dei regolamenti antidoping UEFA sono stati pienamente rispettati. Il fatto che la ricorrente era minorenne al momento della sottoscrizione del modulo di controllo antidoping non modificare tale conclusione. Se la persona che aveva individuato irregolarità nella procedura di controllo della sua urina, non c'è dubbio che avrebbe detto direttamente sul suddetto modulo, o almeno, uno degli adulti presenti. 19. Per quanto riguarda i campioni Procedura per l'analisi delle urine, la ricorrente ha prodotto alcun elemento oggettivamente pertinenti e in grado di salire a seri dubbi sulla validità scientifica dei risultati ottenuti dal laboratorio di Chatenay-Malabry. Poiché il ricorrente stesso ha ricordato sentire il lavoro di campioni di analisi sono state ripetute quattro volte dal laboratorio accreditato WADA, a scanso di dubbi. Il rapporto del 19 agosto 2005 da Dr. Martial Saugy conferma inoltre che "non c'è dubbio sulla rilevanza delle prove di laboratorio." 20. La debolezza della quantità di sostanza proibita trovato nel corpo del giocatore R. non costituisce di per sé un motivo di invalidazione dei risultati scientifici. In effetti, la sola conclusione scientificamente provato si può trarre è che questa piccola quantità non ha un effetto stimolante sulle prestazioni del giocatore (si veda in parti. I rapporti del 15 e 22 giugno 2005 dal Dr. Martial Saugy). Tuttavia, dato il principio di responsabilità oggettiva sancito nelle Norme anti-doping UEFA, l'assenza di effetto doping l'atleta non costituisce un discarico. 21. I risultati trovati da esperti diverse impiegate o non fornire informazioni sulla quantità di cocaina assorbita né sulla modalità di assorbimento, né il tempo a causa dell'assorbimento. Questo non è perdere di vista del controllo doping che viene segnalato egli abbia intervenuto diversi giorni dopo l'ingestione di cocaina, sia alla fine del processo di eliminazione, e che in tal caso, solo tracce last può poi rimanere nel corpo. 22. Il risultato negativo del test capillare che la ricorrente ha presentato volontariamente è irrilevante: la relazione del 16 agosto 2005 da Dr. Yves Jacomet che ha stabilito 19 Agosto 2005 dal Dr. Martial Saugy vietare la formazione dato al lavoro di analisi dei capelli eseguito dal laboratorio di peso Dr. Pascal Kintz ChemTox scientifica che il ricorrente avrebbe dato loro. In particolare, la WADA International Standard non si applica a questo laboratorio e non vi è alcuna prova della capacità di quest'ultima di rilevare quantità molto piccole come quelle che si trovano qui, soprattutto perché il pelo è un campione biologico molto meno rilevanti di urina. Inoltre, l'esperto chiamato dal ricorrente stesso è un "(...) risultato negativo i capelli non significa assenza di doping" (Kintz P. ET AL., Forensic Science International 107 (2000), p. 333 ). 23. Formazione osserva infine che la sezione 5.2.4.4.2 dello Standard Internazionale per i Laboratori prevede espressamente che i risultati analitici ottenuti dai capelli tale non può essere utilizzato per contraddire i risultati ottenuti dalle analisi metodi convalidati. 24. Il fatto che due giocatori che non hanno alcun contatto apparente con l'altro prima di una partita può presentare sia un tasso simile - non identici, come sostenuto dal ricorrente - dopo la benzoilecgonina questo gioco è certamente una coincidenza che può sollevare qualche sopracciglio. Spetta al giocatore il cui doping si presume 17,02 nella sezione dei regolamenti antidoping, per fornire contro, le prove per stabilire oltre ogni ragionevole dubbio l'assenza di colpa (CAS 95/141, CAS Awards serie I 1986-1998, p. 205 ss, CAS 98/214, Raccolta delle CAS Awards II 1998-2000, p. 291 ss). In questo caso, in assenza di alcuna prova concreta che un certo grado di verosimiglianza (indice di un uso errato o la contaminazione dei campioni, per esempio), questa coincidenza non costituisce di per sé prova a discarico per il giocatore. 25. Analogamente, supponendo che si può ammettere che la presenza della sostanza vietata nel corpo del giocatore R. potrebbero derivare da assorbimento accidentale, anche qualora la persona che poi in grado di fornire qualche spiegazione delle circostanze in cui l'assorbimento quali potrebbero verificatisi. Alcune teorie scientifiche sembrano considerare la possibilità di cocaina contaminazione passiva, l'inalazione passiva o per contatto (stretta di mano, per esempio) con qualcuno che si è gestito con la cocaina. Tuttavia, anche queste teorie sono confermate, il chiamante non dice molto bene di aver partecipato ad una centrale o di persone legate al farmaco e non hanno lasciato l'albergo era alloggiato. È stato quindi in grado o non vuole spiegare le circostanze di una possibile contaminazione passiva e non è per il CAS a cercare ulteriori possibili cause della presenza di sostanza proibita nel suo corpo. 26. La media della ricorrente secondo cui alcuni laboratori sarebbe astenersi dal riportare i risultati di sotto di una certa soglia non può essere ammesso. In primo luogo, l'AMA ha chiarito che la questione di una soglia di rilevamento non si pone nello stato. 27. La questione del livello minimo di rilevamento richiesto a tutti i laboratori è una questione di altra natura (Limiti di requisiti minimi di prestazione, LMRR). Questo livello minimo non è affatto una soglia, ma piuttosto di un vis-à-vis requisiti dei laboratori di rilevare la sostanza almeno fino a questo livello. Per contro, ciò non esclude che i laboratori possono essere più efficienti e di individuare le sostanze di sotto di questi valori. Al contrario, come indicato nel Documento Tecnico WADA "Limiti requisiti minimi di rendimento per l'individuazione di sostanze proibite'', si riconosce che i laboratori sono più probabilità di altri di rilevare le sostanze a minor concentrazioni. Lo stesso documento conferma che i risultati fissati dai laboratori tali rimangono perfettamente valido anche nel caso di concentrazioni inferiori al LMRR. Questo spiega necessariamente che ci possono essere casi in cui un determinato risultato, inferiore a quello ipoteticamente LMRR, non sarebbe stato rilevato / segnalato da un laboratorio, ma avrebbe dato da un altro. 28. Pertanto, anche se si è stabilito che in tale situazione, sarebbe perfettamente entro le norme. 29. Per completezza, la formazione è che questa situazione non ha assolutamente niente di eccezionale. Ad esempio, nel campo di osservazione, accelerare, una tolleranza maggiore o minore possono essere applicabili a seguito dello strumento di misura e il metodo di osservazione. Un conducente la cui licenza è revocata sulla base del controllo "fissa'' più precisa, non può chiaramente dedurre che le tolleranze applicabili ai radar di bordo più grandi avrebbe portato ad un risultato diverso. 30. In ogni caso, il laboratorio di Chatenay-Malabry ha preso la decisione di riferire questi risultati, dopo le attività sono verificati quattro volte. Essi stabilire la presenza di sostanza proibita e la formazione non ha altra scelta, ma da vedere. 31. Come già indicato, la posizione della WADA conferma che non c'è, in questa giornata di dibattito sulla possibile fissazione di una soglia di rilevamento. 32. Nello stato del diritto, la formazione può solo notare che in questo caso, il ricorrente non ha confutato la presunzione di doping come la presenza di benzoilecgonina nelle urine ha sollevato contro di lui. Pertanto, è giustamente la commissione d'appello della UEFA lo ha trovato colpevole di doping violazione e sanzionato per questo motivo ai sensi dell'articolo 12 bis, comma 1, del Regolamento Disciplinare UEFA. B. Durata della sanzione 33. Ai sensi dell'articolo 12 bis comma 1 lettera a del Regolamento Disciplinare UEFA, colui che intenzionalmente o per negligenza viola le regole antidoping, saranno sospesi per dodici mesi per una prima infrazione. Tuttavia, questa è una sanzione standard che può essere mitigato o aggravato da particolari circostanze (art. 17 cpv. 2 del Regolamento Disciplinare UEFA). Ai sensi dell'articolo 12, paragrafo 4 del Regolamento Disciplinare UEFA, in conformità con questa legge generale, la pena deve essere impostato in base alle circostanze del caso e proporzionati alla gravità del reato, il tipo e la quantità di sostanza rilevata e delle circostanze specifiche del singolo. L'autorità necessaria a sanzionare un giocatore e gode di una certa discrezionalità e può ridurre o aumentare il periodo ordinario di sospensione quando le circostanze fanno sì che ci si allontana da questa sanzione standard. 34. Mantiene la decisione impugnata come circostanze attenuanti la bassa concentrazione di sostanza vietata, che quest'ultima non poteva avere alcuna influenza sulle prestazioni del giocatore durante la partita, la giovane età della persona e l'assenza di storia. Sulla base di queste circostanze, la commissione d'appello dell'UEFA ha ridotto la durata della sospensione da dodici a otto mesi (dopo l'annullamento della peggioramento due mesi scelti dal Controllo e Disciplina UEFA di UEFA aveva accettato una condanna a quattordici mesi di sospensione). 35. Come accennato in precedenza, il pieno potere di revisione ai sensi del Codice di Formazione non significa che non terrà conto che il corpo è un corpo Appello UEFA qualificato e con esperienza. La formazione ritiene inoltre che non deve quindi trascurare l'analisi del Corpo di Appello UEFA. Lungo questo percorso è chiaro che le circostanze attenuanti inclusi nella decisione impugnata sono importanti per quanto riguarda l'impostazione una sanzione adeguata. Ancora Training ritiene che ulteriore fattore attenuante degno di nota in questo caso. Infatti, la richiesta di effetto sospensivo del ricorrente essendo stato successivamente respinto dal Forum controllo e di disciplina e dal Corpo di Appello UEFA, si è negata la partecipazione alla Coppa del Mondo meno di diciassette anni nel 2005, in Perù. 36. Se ha senso che lo scopo - è al tempo stesso punitivo ed educativo - voluto dalla sospensione di un atleta è proprio quello di privarlo della partecipazione a competizioni sportive, resta il fatto che le conseguenze della tale sospensione può variare notevolmente da uno sport all'altro o da un atleta all'altro. Con la sua posizione dominante nel mondo dello sport, il calcio è una disciplina più sensibile della maggior parte degli altri in termini di carriera: il numero di concorrenza nazionale ed internazionale è più alto, gli interessi economici in gioco sono più elevati e, soprattutto, ci sono molti chiamato per pochi eletti. In questo contesto, è noto che i primi anni della carriera di un calciatore sono assolutamente cruciale per essa, come la finestra di selezione per competizioni di alto livello è debole. 37. Va ricordato che R. erano stati selezionati per far parte della squadra nazionale olandese per la Coppa del Mondo sopra, che un tale evento - unico e particolarmente impressionante nella carriera di un giovane atleta - era per lui la migliore possibilità di raggiungere il circolo chiuso se i giocatori professionisti del circuito internazionale e che la sua sospensione lo ha privato di questa opportunità. In questo particolare contesto, la sospensione assume un peso particolare e raggiunge una severa sanzione disciplinare. 38. Pertanto, il CAS non ritiene che la partecipazione di R. alla Coppa del Mondo meno di diciassette anni è un ulteriore fattore attenuante che può essere preso in considerazione durante il processo d'appello. La formazione è del parere che la privazione di partecipazione del giocatore alla Coppa del Mondo meno di diciassette anni è una punizione sufficientemente sorprendente da considerare che lo scopo repressivo ed educativo della sospensione di R. è già stato ampiamente raggiunto. 39. Alla luce di questo elemento aggiuntivo e tutte le circostanze attenuanti già adottati in precedenza, la formazione ritiene che la sanzione inflitta alla ricorrente può essere riformato nel senso che il periodo di sospensione sarà ridotto di due mesi. Si è quindi ridotto a un periodo complessivo di sei mesi di sospensione. C. Risarcimento del danno 40. Dato l'esito del procedimento, la domanda del ricorrente al conferimento dei danni non ha alcun fondamento e non può che essere respinta. Il Tribunale Arbitrale dello Sport: 1. Ammette parzialmente l'appello di R. 2. Riformare la decisione del 30 agosto 2005 dalla commissione d'appello della UEFA, nel senso che il periodo di sospensione della R. player viene ridotta a sei mesi 3. Ha detto che cinque mesi e ventidue giorni di sospensione già serviti da R. verrà pagato in detrazione per tale sanzione, (...)______________________________ TAS-CAS - Tribunal Arbitral du Sport - Court of Arbitration for Sport (2005-2006) - official version by www.tas-cas.org - Arbitrage TAS 2005/A/958 R. c. Union des Associations Européennes de Football (UEFA), sentence du 29 juin 2006 Formation: Prof. Jean-Pierre Karaquillo (France), Président; Me Jean-Pierre Morand (Suisse); Me Denis Oswald (Suisse) Football Dopage (benzoylecgonine) Pouvoir de cognition du TAS Droit applicable Preuve libératoire Niveau minimal de détection exigé des laboratoires Quotité de la sanction 1. Le plein pouvoir d’examen dont jouit la Formation arbitrale ne signifie pas qu’elle ne doive pas tenir compte du fait que la contestation porte sur une appréciation effectuée par un organe juridictionnel spécialisé et expérimenté qui jouit également d’un pouvoir d’examen étendu et d’une certaine liberté d’appréciation. Il convient donc de donner à l’évaluation faite par un tel organe, et aux critères que celle-ci applique, une certaine valeur de référence et un certain poids, à moins qu’il n’existe des raisons spécifiques de s’en écarter. 2. Le Code disciplinaire de la FIFA régit les attributions en matière de lutte antidopage de la FIFA à l’exclusion de celles de l’UEFA, association autonome et distincte de la première. Ce texte vise aussi la (ou les violations) par l’UEFA des buts visés par les Statuts de la FIFA. A l’évidence, la réglementation antidopage de l’UEFA appliquée en l’espèce ne viole pas ces buts; dès lors, le Code disciplinaire et la réglementation antidopage de la FIFA ne sauraient pertinemment être invoqués en tant que droit applicable. 3. La faible quantité de substance interdite retrouvée dans l’organisme d’un joueur ne constitue pas en soi un motif d’invalidation des résultats scientifiques obtenus. La seule conclusion scientifiquement avérée qu’il soit possible d’en tirer est l’absence d’effet dopant sur le joueur. Toutefois, au vu du principe de responsabilité objective consacré par le Règlement antidopage de l’UEFA, l’absence d’effet dopant sur le joueur ne constitue pas une preuve libératoire. 4. Ne constitue pas non plus une telle preuve le résultat négatif d’un test capillaire effectué par un laboratoire non accrédité par l’AMA, auquel les standards internationaux de cette dernière ne s’appliquent pas et dont rien n’atteste qu’il est capable de détecter de très faibles quantités de substance interdite. En outre, le cheveu est un échantillon biologique beaucoup moins pertinent que l’urine; le Standard International pour les laboratoires précise d’ailleurs que des résultats d’analyse obtenus à partir notamment de cheveux ne peuvent en aucun cas être utilisés pour contredire des résultats d’analyse obtenus à partir des méthodes validées. 5. Le niveau minimal de détection exigé des laboratoires ne constitue pas un seuil mais au contraire une exigence de détecter la substance jusqu’à au moins ce niveau. En revanche, cela n’exclut pas que des laboratoires puissent détecter des substances en-dessous de ces valeurs. Au contraire, il est admis que des laboratoires sont plus aptes que d’autres à détecter des substances à de plus faibles concentrations. Les résultats établis par de tels laboratoires restent parfaitement valables. Ceci implique nécessairement qu’il peut y avoir des cas où un résultat ne serait pas détecté/rapporté par un laboratoire donné mais le serait par un autre. 6. En conformité avec les règles générales du droit, la sanction prévue par le Règlement disciplinaire de l’UEFA en cas de violation des règles antidopage est fixée selon les circonstances du cas d’espèce et proportionnée à la gravité de la faute, au type et à la quantité de substance détectée ainsi qu’à la situation personnelle de l’intéressé. L’autorité appelée à sanctionner un joueur jouit ainsi d’un certain pouvoir d’appréciation et peut réduire ou augmenter la sanction standard prévue. Outre la faible concentration de substance interdite, le fait que cette dernière n’a pas pu avoir d’influence sur les performances du joueur durant la rencontre, le jeune âge de l’intéressé et l’absence d’antécédent, la non-participation d’un jeune joueur à une compétition d’envergure majeure en raison de sa suspension pour dopage par les instances inférieures peut être retenue comme une circonstance atténuante supplémentaire au vu du caractère suffisamment marquant qu’une telle punition représente pour que le but répressif et éducatif de la sanction soit atteint. Le 3 mai 2005, lors de la rencontre du championnat d’Europe 2005 des moins de dix-sept ans Croatie – Pays-Bas, deux joueurs de chacune des équipes ont été tirés au sort en vue d’un contrôle antidopage. Selon le rapport de contrôle établi le même jour par le contrôleur de I’UEFA, R., joueur professionnel hollandais né le 9 mars 1988, a fourni un échantillon d’urine que le contrôleur versa dans deux flacons portant les codes “A 127910” et “B 127910”. Ces deux flacons furent scellés pour le transport. Toute la procédure s’est déroulée en présence de l’officiel accompagnant le joueur. Le joueur, l’officiel qui l’accompagnait et le contrôleur antidopage ont signé la feuille de contrôle sans y mentionner des remarques particulières. Le 25 mai 2005, le Laboratoire National de Dépistage du Dopage de Châtenay-Malabry, France (le LNDD), accrédité par le CIO, a informé I’UEFA que le contrôle antidopage était positif en ce sens que l’analyse effectuée sur l’échantillon A 127910 avait révélé la présence de benzoylecgonine (métabolite de la cocaïne). Ce résultat avait déjà été confirmé par un deuxième examen de l’échantillon. R. a demandé une contre-analyse sur l’échantillon B. Le 16 juin 2005, le LNDD a confirmé la présence de benzoylecgonine suite à l’analyse de l’échantillon B 127910. Par décision du 7 juillet 2005, l’Instance de contrôle et de discipline a suspendu le joueur R. jusqu’au 17 août 2006 et a demandé à la FIFA que la mesure soit étendue au monde entier. Selon un rapport complémentaire du 31 juillet 2005 du Dr Jacques Liénard, médecin chargé du contrôle antidopage de I’UEFA lors du match du 3 mai 2005, chacun des quatre joueurs tirés au sort a été accompagné jusqu’au local antidopage, depuis sa sortie du terrain, par un “chaperon”. Les quatre joueurs ont demandé que l’urine soit versée par le médecin préleveur dans les deux flacons A et B. Les médecins des deux équipes ont assisté aux procédures de prélèvement. Avant la signature du procès-verbal, il a été demandé aux joueurs s’ils avaient des remarques à formuler, ce à quoi ils ont répondu par la négative. Enfin, sur la feuille de déclaration des joueurs néerlandais, concernant la prise ou l’administration éventuelles de médicaments, figure la mention “none”. Le 1er août 2005, le LNDD a transmis une copie du procès-verbal de la chaîne de possession des échantillons A et B de R. (127910) et du joueur croate V. (128323), qui présentait un résultat similaire à celui de l’appelant. Ces protocoles de réception et d’analyse des échantillons ne font apparaître aucune erreur de manipulation ou d’examen. L’appelant ayant fait état lors de la procédure devant l’Instance d’appel de I’UEFA d’une analyse capillaire, faite par M. Pascal Kintz (laboratoire Chem Tox) et dont les résultats ont été négatifs, le docteur Yves Jacomet, médecin biologiste des hôpitaux, pharmacologue-toxicologue, expert près la Cour d’appel d’Aix-en-Provence, a été invité à déposer un rapport d’expertise sur cette question, ce qu’il a fait en date du 16 août 2005. Le laboratoire suisse d’analyse du dopage a déposé ses observations le 19 août 2005. Il a examiné les résultats et la documentation fournis par le LNDD ainsi que le résultat de l’examen capillaire effectué sur R. par le laboratoire Chem Tox. De l’avis de l’expert, Martial Saugy, les tests capillaires effectués a posteriori par le laboratoire Chem Tox n’ont aucune valeur pour des raisons de forme (absence de garantie de confidentialité et d’origine des cheveux prélevés, laboratoire pas accrédité) et de fond. En effet, il est reconnu au niveau international que pour l’analyse de traces de métabolite de la cocaïne, l’urine est l’échantillon biologique le plus pertinent. Forte de ces conclusions, ainsi que des documents dont il ne ressort aucune anomalie dans la chaîne de possession des échantillons, et constatant que le joueur n’avait pas apporté la contre-preuve de son absence de faute, l’Instance d’appel a considéré que les conditions de l’infraction de dopage étaient réunies, mais a réduit à huit mois la durée de la suspension du joueur R., pour tenir compte des circonstances atténuantes relevées par l’Instance de contrôle et de discipline (jeune âge et antécédents sans tache du joueur, dont la prise de cocaïne n’avait pas eu d’influence sur ses performances durant la rencontre). Le 9 septembre 2005, R. a reçu la décision de l’Instance d’appel de l’UEFA par télécopie. Le 15 septembre 2005, il a déposé une déclaration d’appel à l’encontre de cette décision. Une audience a été tenue à Lausanne en date du 14 mars 2006. A l’issue de l’audience, et avec l’accord formel des parties, la Formation a adressé un courrier à l’Agence Mondiale Antidopage (AMA) afin de connaître son opinion sur les possibilités de contamination passive en matière de cocaïne, quant à la fixation d’un seuil minimal de détection pour les laboratoires d’analyse. Par courrier du 20 avril 2006, l’AMA a indiqué que son comité laboratoire et les experts interpellés à ce sujet souhaitaient connaître les circonstances exactes de la contamination telles que présentées par l’athlète. Par réponse du 2 mai 2006, la Formation a précisé ses questions de la façon suivante: “(…) Plus exactement, est-il concevable qu’une personne puisse du fait d’un simple contact épidermique (tel que le toucher de billets ou de mains de personnes ayant été en contact avec de la cocaïne) être déclarée positive à la cocaïne? Par ailleurs, si une telle contamination était possible, un seuil serait-il adéquat pour exclure les “faux positifs” et, si tel est le cas, ce seuil serait relevant dans l’espèce soumise au TAS?”. Par courrier du 16 mai 2006, l’AMA a adressé sa réponse à la Formation: “En réponse à votre courrier du 14 mars 2006 concernant les possibilités de contamination urinaire par la benzoylecgonine (métabolite de la cocaïne) suite à un contact cutané, et après une large consultation des experts en la matière, nous souhaitons préciser les points suivants: - II n’existe pas à ce jour de débat dans les comités scientifiques de l’AMA pour l’établissement d’un seuil pour le métabolite principal de la cocaïne (benzoylecgonine), Le principe actuel d’une limite minimale de performance des laboratoires* pour la benzoylecgonine, tel qu’actuellement établi dans les régies de l’AMA, sera maintenu, (*: concentration minimale détectable exigée pour une substance ou une classe de substances dans un laboratoire antidopage accrédité par l’AMA). - Il n’existe pas à notre connaissance de cas avéré et rapporté dans la littérature scientifique de présence urinaire de cocaïne ou de ses métabolites suite à un contact cutané accidentel. - La littérature et les experts consultés indiquent que pour obtenir un seuil mesurable de benzoylecgonine dans les urines, une exposition significative à la cocaïne doit se produire. Plus spécifiquement, pour une contamination transcutanée, il est nécessaire que plusieurs milligrammes (4 mg) de cocaïne soient préparés et activement appliqués sur la peau (par massage ou forte pression) pour obtenir des concentrations urinaires maximales de 15 ou 55 ng/mL de benzoylecgonine selon la qualité et la nature chimique de la cocaïne appliquée. A titre de comparaison, les études sur la présence de cocaïne dans les billets de banques aux Etats-Unis révèlent une quantité maximale contenue dans des billets de banque de l’ordre de 0.25 mg. De plus sachant qu’il est estimé aux Etats-Unis qu’environ 97% des billets de banque contiennent des traces de cocaïne à diverses concentrations, si une contamination transcutanée était possible et fréquente, une grande quantité de la population serait contrôlée positive à la benzoylecgonine, soit dans le cadre de la médecine du travail soit le cadre des contrôles antidopage. En conclusion, même si la concentration urinaire de 10 ng/mL retrouvée dans les urines de l’athlète concerné est une quantité très faible, il est hautement improbable que cette contamination puisse provenir d’un contact cutané tant les quantités nécessaires à l’exposition seraient importantes, et si cette hypothèse devait être retenue, une telle contamination ne pourrait passer inaperçue en raison des conditions particulières décrites dans la littérature scientifique permettant d’obtenir une telle concentration urinaire mesurable. L’hypothèse d’une contamination par simple contact cutané accidentel pour une concentration urinaire de benzoylecgonine de 10 ng/mL n’apparaît donc pas crédible”. DROIT Recevabilité de l’appel 1. Aux termes de l’article R49 du Code de l’arbitrage en matière de sport (le “Code”), le délai d’appel est de vingt-et-un jour dès la réception de la décision contestée, en l’absence de délai fixé par les statuts et règlements de la fédération, de l’association ou de l’organisme sportif concerné ou par une convention particulière préalablement conclue. 2. En l’espèce, le délai d’appel est régi par l’article 62 des Statuts de l’UEFA instaurant un délai de dix jours suivant la notification de la décision attaquée, délai expressément rappelé dans le dispositif de cette dernière (ch. 3). 3. La déclaration d’appel de R., déposée en date du 15 septembre 2005, a été interjetée en temps utile, soit six jours après la réception par l’appelant de la décision attaquée, laquelle lui a été notifiée par télécopie du 9 septembre 2005. L’appel est en outre recevable quant à la forme. Compétence du TAS 4. La compétence du TAS dans le présent arbitrage résulte de l’article 61 des Statuts de l’UEFA. Elle a de surcroît été confirmée par les parties, qui ont signé l’ordonnance de procédure du 7 mars 2006. Pouvoir d’examen 5. Le pouvoir d’examen de la Formation dans la présente procédure arbitrale d’appel est régi par les dispositions des articles R47 et suivants du Code. En particulier, l’article R57 du Code octroie au TAS un pouvoir d’appréciation complet en fait et en droit dans le cadre de l’instruction de la cause. 6. L’admission d’un pouvoir d’examen qui ne soit pas restreint est en outre confortée par les mesures d’instruction étendues que la Formation est autorisée à ordonner aux termes de l’article R44.3 alinéa 2: “La Formation peut en tout temps, si elle l’estime utile pour compléter les présentations des parties, requérir la production de pièces supplémentaires, ordonner l’audition de témoins, commettre et entendre des experts ou procéder à tout autre acte d’instruction (…)”. Ceci démontre l’existence d’un plein pouvoir d’examen relatif aux faits. 7. La Formation tient cependant à souligner que ce plein pouvoir d’examen ne signifie pas qu’elle ne doive pas tenir compte du fait que la contestation portée sur son appréciation effectuée par un organe spécialisé et expérimenté, en l’espèce l’Instance d’appel de l’UEFA, laquelle jouit également d’un pouvoir d’examen étendu et d’une certaine liberté d’appréciation. 8. Dans le cadre de sa propre appréciation, la Formation estime ainsi devoir donner à l’évaluation faite par un tel organe, et aux critères que celle-ci applique, une certaine valeur de référence et un certain poids, dont elle pense qu’il est adéquat de tenir compte, à moins qu’il n’existe des raisons spécifiques de s’en écarter. Droit et règles applicables 9. L’article R58 du Code prévoit que “la Formation statue selon les règlements applicables et selon les règles de droit choisies par les parties ou, à défaut de choix, selon le droit du pays dans lequel la fédération, association ou autre organisme sportif ayant rendu la décision attaquée a son domicile ou selon les règles de droit dont la Formation estime l’application appropriée”. 10. La question du droit applicable revêt une importance non négligeable dans la présente affaire dans la mesure où l’appelant conteste l’application du droit fédéral mis en oeuvre par l’UEFA. Plus exactement, il critique l’application par l’UEFA d’une réglementation différente – la sienne – de celle prévue par la FIFA et par l’AMA et requiert plus précisément encore l’application du Code disciplinaire de la FIFA et du Règlement du contrôle antidopage de la FIFA pour les compétitions de la FIFA et hors-compétitions. 11. La Formation observe qu’aux dires de l’article 2 du Code disciplinaire de la FIFA, “le présent code s’applique à tous les matches et compétitions organisés par la FIFA et en dehors de cette hypothèse en cas d’atteinte portée à un officiel de match ou de manquements graves aux buts statutaires de la FIFA, tels faux dans les titres corruption et dopage”. Ainsi ce code régit les attributions en matière de lutte antidopage de la FIFA à l’exclusion de celles de l’UEFA, association autonome et distincte de la FIFA. Plus généralement, ce texte vise, aussi la (ou les) violations par l’UEFA des buts visés par les statuts de la FIFA. Ce qui, en l’occurrence n’est, à l’évidence, par le cas de la réglementation antidopage de l’UEFA. 12. En somme, le règlement antidopage de la FIFA ne saurait pertinemment être invoqué par l’appelant. 13. La réglementation applicable à la présente sentence est dès lors celle édictée par l’UEFA et le droit national applicable est le droit suisse, l’UEFA ayant son siège dans ce pays. Au fond A. Violation des règles antidopage 14. Selon l’appelant, l’UEFA n’aurait pas établi à satisfaction la violation d’une règle antidopage au vu de la faible quantité de benzoylecgonine détectée, qui se situerait “aux limites du scientifiquement vérifiable”, et au vu du fait qu’un joueur de l’équipe adverse ait été testé avec un taux identique de cette substance dans ses urines. 15. Aux termes de l’article 40.1 du Règlement antidopage de l’UEFA (édition 2004), celle-ci doit établir de la réalité de la violation des règles antidopage. Lorsque la présence dans l’organisme ou les fluides corporels du joueur d’une substance interdite par le Règlement antidopage est attesté par les résultats d’un laboratoire accrédité par l’AMA, à la suite d’une procédure régulière de contrôle antidopage (art. 40.2 du Règlement antidopage de l’UEFA), il en découle la présomption d’un acte de dopage. Il incombe alors au joueur ou aux parties concernées d’apporter la preuve contraire (art. 17.02 du Règlement antidopage et 12 al. 2 du Règlement disciplinaire de l’UEFA). 16. Ces dispositions consacrent le principe de la responsabilité dite “objective” (ou “strict liability”) selon lequel la seule présence d’une substance interdite dans le prélèvement corporel d’un athlète suffit à constituer une violation des règles antidopage. Ce principe énoncé par plusieurs Fédérations sportives internationales et nationales et par le Code de l’AMA s’inscrit dans de nombreuses sentences du TAS de manière ferme et régulière (cf. notamment CAS 2002/A/432; CAS 2003/A/484; CAS 2005/A/690; CAS 2005/A/830; CAS 2005/A/922, 923, 926). 17. En l’espèce, les deux joueurs R. et V. ont signé le formulaire de contrôle antidopage sans y formuler de remarque. Le rapport complémentaire établi le 31 juillet 2005 par le Dr J. Lienard atteste notamment de la présence de “chaperons” prenant en charge les joueurs tirés au sort pour le contrôle dès leur sortie du terrain, de la mise à disposition de locaux adéquats, de la collaboration des joueurs et de leurs accompagnants, de la présence permanente du délégué au match, du respect de la procédure de transfert de l’urine dans les flacons A et B de chaque joueur et du fait que ceux-ci ont expressément répondu “non” à la question “avez-vous des remarques à exprimer” sur le déroulement du contrôle. La décision attaquée rappelle en outre que le joueur R. a confirmé “n’avoir aucune remarque ou observation à faire quant à son déroulement”. 18. Ces éléments permettent de considérer que la procédure antidopage telle que prévue aux articles 7 à 15 du Règlement antidopage de l’UEFA a été parfaitement respectée. Le fait que l’appelant était mineur au moment de signer le formulaire de contrôle antidopage ne modifie nullement ce constat. Si l’intéressé avait relevé une quelconque irrégularité dans la procédure de contrôle de son urine, il ne fait aucun doute qu’il l’aurait indiqué directement sur ledit formulaire ou, à tout le moins, à l’un des adultes présents. 19. S’agissant de la procédure d’analyse des urines prélevées, l’appelant n’apporte aucun élément objectivement pertinent et susceptible de faire naître un doute sérieux quant à la validité scientifique des résultats obtenus par le laboratoire de Châtenay-Malabry. Comme l’appelant l’a lui-même rappelé en audience, les travaux d’analyse des échantillons ont été répétés quatre fois par ce laboratoire accrédité par l’AMA pour écarter toute incertitude. Le rapport établi le 19 août 2005 par le Dr Martial Saugy confirme en outre qu’il n’existe “aucun doute sur la pertinence des analyses de laboratoire”. 20. La faiblesse de la quantité de la substance interdite retrouvée dans l’organisme du joueur R. ne constitue pas en soi un motif d’invalidation des résultats scientifiques obtenus. En effet, la seule conclusion scientifiquement avérée qu’il soit possible d’en tirer est que cette faible quantité n’a pas eu d’effet dopant sur la performance du joueur (cf. en partic. les rapports établis les 15 et 22 juin 2005 par le Dr Martial Saugy). Toutefois, au vu du principe de la responsabilité objective consacré par le Règlement antidopage de l’UEFA, l’absence d’effet dopant sur l’athlète ne constitue pas un élément exculpatoire. 21. Les résultats trouvés par les différents experts mis en oeuvre ne livrent des informations ni sur la quantité de cocaïne absorbée, ni sur le mode d’absorption, ni sur le moment de fait de l’absorption. Il s’agit de ne pas perdre de vue que le contrôle antidopage dont il est fait état a pu intervenir plusieurs jours après l’absorption de cocaïne, soit à la fin du processus d’élimination, et que, dans un tel cas, seules des traces infimes peuvent alors subsister dans l’organisme. 22. Le résultat négatif du test capillaire auquel l’appelant s’est volontairement soumis n’est pas pertinent: tant le rapport établi le 16 août 2005 par le Dr Yves Jacomet que celui établi le 19 août 2005 par le Dr Martial Saugy interdisent à la Formation d’accorder aux travaux d’analyse capillaire effectués par le laboratoire ChemTox de M. Pascal Kintz le poids scientifique que l’appelant voudrait leur conférer. En particulier, les standards internationaux de l’AMA ne s’appliquant pas à ce laboratoire et rien n’atteste de la capacité de ce dernier à détecter des quantités très faibles comme celles retrouvées en l’espèce, d’autant que le cheveu est un échantillon biologique beaucoup moins pertinent que l’urine. Bien plus, l’expert cité par l’appelant relève lui-même qu’un “(…) negative hair result does not mean no doping” (KINTZ P. ET AL., Forensic Science International 107 (2000), p. 333). 23. La Formation relève enfin que l’article 5.2.4.4.2 du Standard International pour les laboratoires précise expressément que des résultats d’analyse obtenus à partir notamment de cheveux ne peuvent en aucun cas être utilisé pour contredire des résultats d’analyse obtenus à partir des méthodes validées. 24. Le fait que deux joueurs qui n’ont apparemment aucun contact l’un avec l’autre avant un match puissent présenter tous deux un taux similaire – et non pas identique, comme l’affirme l’appelant – de benzoylecgonine à l’issue de ce match constitue certes une coïncidence qui peut susciter un certain étonnement. Il appartient toutefois au joueur dont le dopage est présumé, en application de l’article 17.02 du Règlement antidopage, d’apporter une contre-preuve permettant d’établir avec une quasi-certitude son absence de faute (TAS 95/141, Recueil des sentences du TAS I 1986-1998, p. 205 ss; TAS 98/214, Recueil des sentences du TAS II 1998-2000, p. 291 ss). Dans le cas présent, en l’absence de tout élément concret ayant un certain degré de vraisemblance (indice de fausse manipulation ou de contamination des échantillons, par exemple), cette simple coïncidence ne constitue pas en soi une preuve exculpatoire pour le joueur. 25. De même, à supposer que l’on puisse admettre que la présence de cette substance interdite dans l’organisme du joueur R. pourrait résulter d’une absorption involontaire, encore faudrait-il alors que l’intéressé soit en mesure de fournir quelque explication sur les circonstances dans lesquelles une telle absorption aurait pu se produire. Certaines théories scientifiques semblent envisager la possibilité d’une contamination passive à la cocaïne, par inhalation passive, voire par le contact (poignée de main, par exemple) avec une personne ayant elle-même manipulé de la cocaïne. Toutefois, quand bien même ces théories seraient avérées, l’appelant affirme très clairement ne jamais avoir fréquenté un milieu ni des gens lié à cette drogue et ne pas avoir quitté l’hôtel où il logeait. Il n’a donc pas pu ou voulu s’expliquer sur les circonstances d’une éventuelle contamination passive et il n’appartient pas au TAS de rechercher plus avant les causes possibles de la présence de la substance interdite dans son organisme. 26. Le moyen de l’appelant selon lequel certains laboratoires s’abstiendraient de communiquer des résultats en deçà d’un certain seuil ne peut non plus être admis. Tout d’abord, l’AMA a clairement expliqué que la question d’un seuil de détection ne se pose pas en l’état. 27. La question du niveau minimal de détection exigé de tous les laboratoires est une question d’une autre nature (Limites Minimales de Performances Requises, LMPR). Ce niveau minimal ne constitue pas du tout un seuil mais bien au contraire une exigence vis-à-vis des laboratoires de détecter la substance jusqu’à au moins ce niveau. Par contre, cela n’exclut pas que des laboratoires puissent être plus performant et détecter des substances en dessous de ces valeurs. Tout au contraire, comme le précise le Document Technique de l’AMA “Limites Minimales de Performance requises pour la détection des substances interdites’’, il est admis que des laboratoires sont plus aptes que d’autres à détecter des substances à de plus faibles concentrations. Ce même document confirme que les résultats établis par de tels laboratoires restent parfaitement valables, même dans le cas de concentrations inférieures aux LMPR. Ceci explique nécessairement qu’il peut y avoir des cas où un résultat donné, par hypothèse inférieur aux LMPR, ne serait pas détecté/rapporté par un laboratoire donné mais le serait par un autre. 28. Dès lors et même s’il était établi que l’on se trouve dans une telle situation, elle serait parfaitement conforme aux règles. 29. Pour être complet, la Formation relève qu’une telle situation n’a absolument rien d’exceptionnel. Ainsi, par exemple, dans le domaine de la constatation des excès de vitesse, une tolérance plus ou moins large peut être applicable suivant l’instrument de mesure et la méthode de constatation. Un conducteur dont le permis est retiré sur la base d’un contrôle “fixe’’ plus précis, ne peut évidemment rien déduire du fait que l’application des tolérances plus étendues applicables aux radars embarqués aurait conduit à un résultat différent. 30. En tout état de cause, le laboratoire de Châtenay-Malabry a pris la décision de rapporter ces résultats, après les avoirs vérifiés à quatre reprises. Ils établissent la présence de substance interdite et la Formation n’a pas d’autre choix que de le constater. 31. Comme déjà indiqué, la prise de position de l’AMA confirme qu’il n’existe pas, à ce jour de débat quant à la fixation éventuelle d’un seuil de détection. 32. En l’état du droit positif, la Formation ne peut que constater qu’en l’espèce, l’appelant n’a pas renversé la présomption de dopage que la présence de benzoylecgonine dans ses urines a fait naître contre lui. Par conséquent, c’est à juste titre que l’Instance d’appel de l’UEFA l’a reconnu coupable de violation des règles antidopage et l’a sanctionné de ce chef en application de l’article 12bis alinéa 1 du Règlement disciplinaire de l’UEFA. B. Durée de la sanction 33. Aux termes de l’article 12bis alinéa 1 lettre a du Règlement disciplinaire de l’UEFA, celui qui, intentionnellement ou par négligence, viole les règles antidopage, sera suspendu pour douze mois en cas de première infraction. Il s’agit cependant d’une sanction standard qui peut être atténuée ou aggravée en cas de circonstances particulières (art. 17 al. 2 du Règlement disciplinaire de l’UEFA). Selon l’article 12 alinéa 4 du Règlement disciplinaire de l’UEFA, conforme en cela aux règles générales du droit, la sanction doit être fixée selon les circonstances du cas d’espèce et proportionnée à la gravité de la faute, au type et à la quantité de substance détectée et à la situation personnelle de l’intéressé. L’autorité appelée à sanctionner un joueur jouit ainsi d’un certain pouvoir d’appréciation et peut réduire ou augmenter la période ordinaire de suspension, lorsque les circonstances commandent que l’on s’écarte de cette sanction standard. 34. La décision attaquée retient comme circonstances atténuantes la faible concentration de substance interdite, le fait que cette dernière n’a pas pu avoir d’influence sur les performances du joueur durant la rencontre, le jeune âge de l’intéressé et l’absence d’antécédent. Fondée sur ces circonstances particulières, l’Instance d’appel de l’UEFA a réduit la durée de suspension de douze à huit mois (après avoir annulé l’aggravation de deux mois retenue par l’Instance de contrôle et de discipline de l’UEFA qui avait retenu une peine de quatorze mois de suspension). 35. Comme dit précédemment, le plein pouvoir d’examen que confère le Code à la Formation ne signifie pas que celle-ci ne doive pas tenir compte du fait que l’Instance d’appel de l’UEFA est un organe spécialisé et expérimenté. Aussi la Formation considère qu’elle se doit dès lors de ne pas négliger l’analyse faite par l’Instance d’appel de l’UEFA. Dans ce cheminement force est de constater que les circonstances atténuantes retenues dans la décision attaquée sont pertinentes s’agissant de fixer une sanction adéquate. Il reste que la Formation estime qu’une circonstance atténuante complémentaire mérite d’être relevée dans la présente affaire. En effet, la requête d’effet suspensif de l’appelant ayant été successivement refusée par l’Instance de contrôle et de discipline et par l’Instance d’appel de l’UEFA, ce dernier a été privé de participation à la Coupe du monde des moins de dix-sept ans 2005, au Pérou. 36. S’il tombe sous le sens que le but – à la fois répressif et éducatif – recherché par la suspension d’un athlète est précisément de le priver de participation à des compétitions sportives, il n’en demeure pas moins que les conséquences d’une telle suspension peuvent varier très sensiblement d’un sport à l’autre, voire d’un athlète à l’autre. Par sa prédominance dans le monde du sport, le football représente une discipline plus sensible que la plupart des autres en termes de carrière: le nombre de compétitions nationales et internationales est plus élevé, les enjeux financiers sont plus importants et, surtout, il y a beaucoup d’appelés pour peu d’élus. Dans ce contexte, il est notoire que les premières années de la carrière d’un footballeur sont absolument décisives pour celui-ci, tant la fenêtre de sélection pour les compétitions de haut niveau est ténue. 37. Il convient de rappeler que R. venait d’être sélectionné pour faire partie de l’équipe nationale hollandaise à la Coupe du monde précitée, qu’un tel événement – unique et particulièrement marquant dans la carrière d’un jeune athlète – représentait pour lui la meilleure chance d’accéder au cercle si fermé des joueurs professionnels du circuit international et que sa suspension l’a privé de cette opportunité. Dans ce contexte précis, cette suspension prend un poids tout particulier et concrétise une sanction disciplinaire sévère. 38. C’est pourquoi, la Formation du TAS considère que la non-participation de R. à la Coupe du monde des moins de dix-sept ans est une circonstance atténuante supplémentaire dont il peut être tenu compte au stade de la procédure d’appel. La Formation est d’avis que la privation du joueur de participation effective à la Coupe du monde des moins de dix-sept ans représente une punition suffisamment marquante pour considérer que le but répressif et éducatif de la suspension de R. a déjà été largement atteint. 39. Au vu de cet élément supplémentaire et de l’ensemble des circonstances atténuantes déjà précédemment retenues, la Formation estime que la sanction infligée à l’appelant peut ainsi être réformée en ce sens que la durée de la suspension sera réduite de deux mois supplémentaires. Elle est donc ramenée à une période totale de six mois de suspension. C. Dommages et intérêts 40. Compte tenu de l’issue de la procédure, la demande de l’appelant visant à l’octroi de dommages et intérêts n’a pas de fondement et ne peut être que rejetée. Le Tribunal Arbitral du Sport: 1. Admet partiellement l’appel de R.; 2. Réforme la décision rendue le 30 août 2005 par l’Instance d’appel de l’UEFA en ce sens que la période de suspension du joueur R. est ramenée à six mois; 3. Dit que la période de cinq mois et vingt-deux jours de suspension d’ores et déjà purgée par R. sera portée en déduction de cette sanction; (…) _________________________________
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